Cooperazione Coordinata 

di P.R. Sarkar

LAVORO_OLIO“Operare” significa realizzare qualcosa con qualsiasi mezzo o supporto”. Supponiamo che si operi su una macchina utensile. Se questo tipo di operazione viene eseguita con un impegno collettivo, allora è chiamata “cooperazione”. Si parla di cooperazione, se qualcosa è fatto con parità di diritti, pari prestigio umano e parità nella legittimazione ad agire. In ogni campo della vita collettiva ci dovrebbe essere cooperazione tra i membri della società.

Dove questa cooperazione è tra esseri umani liberi, ognuno con pari diritti e rispetto reciproco e dove ognuno lavora per il benessere degli altri, si parla di “cooperazione coordinata”. Dove le persone fanno qualcosa individualmente o collettivamente, ma si pongono sotto il controllo di altri individui, allora si parla di “cooperazione subordinata“. In ogni strato della vita umana, dobbiamo fare tutto in cooperazione coordinata ed evitare sempre la cooperazione subordinata.

Oggi nel mondo sono ancora diversi i sistemi socio-economici in voga, ma nessuno di questi sistemi è basato sulla cooperazione coordinata. Anzi, in questi sistemi i rapporti sociali si basano principalmente sulla cooperazione subordinata, con la conseguente degenerazione del tessuto morale della società.

Ad esempio, in alcuni paesi vi è una palese mancanza di parità razziale e non vi è cooperazione coordinata tra i diversi gruppi etnici. Questa mancanza di adeguato equilibrio e peso, nella vita sociale, sta causando lo sgretolamento dell’intera struttura sociale.

Anche nei paesi che seguono il sistema della Comune vi è mancanza di cooperazione coordinata. Nel sistema della Comune la società si riduce ad un semplice strumento di produzione-distribuzione in un sistema di controllo irreggimentato. Invece di aumentare la produzione, il sistema della Comune forza la diminuzione della produzione. Le conseguenze possono essere viste in quasi tutti i paesi comunisti: carenza di cibo. I paesi capitalisti come l’Australia, il Canada e gli Stati Uniti vendono le loro granaglie all’Unione Sovietica [1988] e alla Cina. Inoltre, i lavoratori in una Comune non si sentono parte integrante del proprio lavoro, né hanno la libertà di esprimere tutte le loro potenzialità. Tale sistema, soffocante e meccanico, favorisce una visione materialistica e produce una leadership atea.

Nel sistema della Comune non c’è proprietà personale. Senza un sentimento di proprietà personale le persone non lavorano duramente o non si curano affatto di alcuna proprietà. Se gli agricoltori sentono di avere il diritto di usufrutto permanente della terra daranno dei risultati produttivi migliori. Tale sentimento è soppresso nel sistema della Comune, con conseguente minore produzione e oppressione psichica.

Le persone intelligenti sono costrette a fare un lavoro che non è adatto per loro e sono pagate con lo stesso salario dei lavoratori comuni. Non esiste un sistema di incentivazione e non è incoraggiata l’iniziativa individuale di persone meritevoli; per questo, naturalmente, la gente non lavora sodo. Un tale sistema non potrà mai risolvere i problemi economici della società, sia in agricoltura sia nell’industria. Piuttosto, potrà solo aggravare i problemi esistenti e creare problemi sociali nuovi.

I sistemi di produzione e di distribuzione del sistema della Comune sono fondamentalmente difettosi, sfruttano e sono anti-umani. Il sistema della Comune si basa sulla cooperazione subordinata – i rapporti sono quelli di supervisore e supervisionato o padrone e servo. Tali rapporti sono dannosi per il progresso umano e ritardano ogni possibilità di movimento progressista. Sono contrari alle necessità della mente umana.

Il Prout [Teoria dell’Utilizzazione Progressiva] sostiene la realizzazione del sistema cooperativo, perché il suo spirito innato è quello di cooperazione coordinata. Solo il sistema cooperativo può garantire un salutare progresso integrato dell’umanità, può realizzare la completa ed eterna unità tra la razza umana.

Realizzando il sistema cooperativo la gente dovrebbe ottenere risultati ‘più dolci’. Il Prout lancia gli slogan: “Vogliamo le Cooperative, non le Comuni” e, “Non siamo schiavi delle Comuni”.

18 FEBBRAIO 1988, Calcutta
Prout in a Nutshell, n. 14