La singolare esperienza dell’Istituto Prout Italiano

Dalla Tesi di Laurea di Erika Scossa – Università Luiss Guido Carli 

Il dibattito economico post crisi e il caso della rethinking economics
Scossa, Erika (A.A. 2015/2016) Il dibattito economico post crisi e il caso della rethinking economics. Tesi di Laurea in Storia del pensiero economico, LUISS Guido Carli, relatore Giuseppe Di Taranto, pp. 63. [Tesi di Laurea triennale]

Gli errori del pensiero liberista: dai mutui subprime alla crisi dei debiti sovrani europei. Alla ricerca di un nuovo paradigma. Il progetto del rethinking economics.

2.3 La singolare esperienza dell’Istituto Prout Italiano
L’esperienza dell’Istituto Prout rappresenta sicuramente un caso molto curioso e forse unico nel suo genere ma che, tuttavia, merita di essere trattato a dimostrazione della sentita necessità di novità all’interno delle teorie economiche a causa della forte delusione nutrita verso il mainstream vigente.

Sul sito web dell’Istituto Prout, nella sezione dedicata a “Progresso e Risorse”, si legge così: “Per la precisione, il Prout non è una teoria esoterica, ma un insieme di principi guida per l’amministrazione della società, nei suoi diversi campi. Si può definire una teoria pratica, perché non poggia su concetti eleganti e astratti, ma su ciò che in realtà può funzionare e generare il massimo benessere per la popolazione. E’ un’idea che rivaleggia con il capitalismo e il comunismo. Sarkar, comunque, non la presenta come una reazione alla bancarotta intellettuale dei sistemi socio-economici odierni, quanto invece un paradigma universale e quindi valido per un lungo tempo a venire. Egli infatti vede il capitalismo e il comunismo come fasi transitorie nell’ambito del “ciclo sociale”1, occorso nelle diverse civiltà.”2

Il Sarkar a cui si fa riferimento non è altro che Prabhat Rainjana Sarkar, spiritualista, filosofo, storico ed economista indiano, infine autore del libro Prout Economics: proprio a lui si deve la creazione del movimento a partire dal 1967 e dello stesso termine Prout, che altro non è se non un acronimo per “(t) Teoria dell’(u) Utilizzazione (Pro) Progressiva”.

Sin dalla fondazione della sua associazione socio-culturale PROUTIST UNIVERSAL nel 1969, il suo obiettivo è stato quello di diffondere le soluzioni trovate in tutti i campi della società per favorire l’uguaglianza e lo sviluppo degli esseri umani armonicamente con la natura. Il termine Progressiva deriverebbe dal fatto che tale tipo di economia è dinamica, perciò può adattarsi a qualsiasi situazione, paese e condizione economica, mentre sarebbe un’Utilizzazione poiché prevede che gli uomini utilizzino al massimo le proprie facoltà pratiche e mentali: è una sorta di “socialismo umanistico” come afferma lo stesso filosofo, poiché ambisce alla felicità e al benessere indistinto di tutti.

La filosofia alla base sarebbe rappresentata dal fatto che l’uomo, per realizzare la propria esistenza, debba realizzarsi essenzialmente su tre piani: Esistenza, Espansione e Felicità. La prima, l’Esistenza, appare fondata su elementi basilari per la vita delle persone che vengono acquistati direttamente alla nascita e sono trattati anche nella Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948: tali sono gli Alimenti, il Vestiario, l’Abitazione, le Cure Mediche e l’Educazione.
Anche l’Espansione della Conoscenza sarebbe fondamentale ed implicherebbe un miglioramento dei diritti di base, come ad esempio l’ampliamento della libertà personale o la presenza della letteratura e dell’arte all’interno dell’Educazione. Infine, affinché si realizzi anche lo stato di Felicità, ci sarebbe bisogno della sussistenza dei primi due fattori che, combinati insieme, potrebbero offrire un’esperienza che il capitalismo non può dare.

Tale movimento comparve per la prima volta in Italia nel 1979 promuovendo seminari e dibattiti pubblici, mentre l’IRP, “l’Istituto di Ricerca Prout”, venne registrato nel 1999 con lo scopo di diffondere il più possibile la scuola di pensiero tra la gente.

Tarcisio Bonotto, presidente proprio dell’IRP, dice che “Sarkar afferma che lo sviluppo economico non è in contraddizione con lo sviluppo delle potenzialità umane e la salvaguardia dell’ambiente. Per raggiungere questi obiettivi propone la suddivisione del territorio in aree socio-economiche autosufficienti, contrariamente a quanto sostengono i fautori della globalizzazione economica attuale. La teoria economica Prout, dalla vasta portata sia filosofica che tecnica, propone una nuova visione dell’evoluzione della storia.”3 Sarkar crede inoltre che ci sia bisogno anche di una trasformazione all’interno della teoria economica, modificando la macroeconomia in economia generale, adibita allo studio proprio delle teorie economiche, e la microeconomia in economia commerciale, aggiungendo inoltre due nuove sezioni, cioè l’economia popolare, adibita al riconoscimento e alla salvaguardia dei fattori ritenuti essenziali per l’Esistenza, e la psico-economia, che ambisce alla piena utilizzazione delle facoltà umane, sia individuali sia collettive, per il miglioramento scientifico ed economico.

In generale, la proposta del movimento sarebbe quella di ricreare un “sistema economico collettivo dove la proprietà dei mezzi di produzione sia collettiva, in mano alle persone che lavorano e il potere politico in mano a persone morali e capaci”4 come spiega Franco Bressanin, co-fondatore dell’IRP.

Il sistema di cooperazione mira a diventare coordinato e non più subordinato tramite la decentralizzazione economica (cioè posta nelle mani dei lavoratori e decentrata nel territorio) – in modo tale da garantire i fattori per poter condurre un’esistenza dignitosa a tutti ed aumentare il potere d’acquisto – e a rimettere in moto il circolo virtuoso Produzione-Lavoro-Reddito-Consumi necessario proprio per ricominciare a produrre un reddito significativo.

In particolare, il movimento proporrebbe sia una rivoluzione industriale sia una riforma agraria, che si osserveranno più da vicino. Per quanto riguarda la prima, l’obiettivo sarebbe creare una situazione tripolare in cui operino solamente tre tipi definiti di imprese: le Aziende Pubbliche, le Aziende Cooperative e le Aziende Private.
Le Aziende Pubbliche sarebbero adibite alla fornitura di gas, acqua, elettricità e alla produzione di materie prime a livello nazionale, senza registrare rigorosamente né perdite né profitti al fine di mantenere il mercato in equilibrio, mentre le Aziende Cooperative rappresenterebbero il mezzo attraverso cui la popolazione può partecipare al potere economico. Esse produrrebbero e distribuirebbero i beni essenziali per la vita delle persone e il 51% delle loro quote apparterrebbe ai lavoratori che, in questo modo, potranno sempre controllare l’operato dei manager e degli amministratori; al contrario le Aziende Private sarebbero solamente piccole o micro imprese decentrate nel territorio, in modo tale da poter essere sempre vicine alle materie prime ad esse utili, e la loro funzione sarebbe quella di produrre beni e servizi di lusso o non necessari.

Similmente, anche la riforma agraria prevederebbe una gestione cooperativa dell’agricoltura, prefiggendosi l’obiettivo di tornare all’autosufficienza agricola: “Si propone perciò la creazione di aree economicamente sostenibili unendo terreni anche non adiacenti, mantenendone la proprietà, da condividere in cooperazione. Nel sistema agricolo cooperativo […] si può applicare anche la cosiddetta agricoltura integrata: produzione non solo estensiva, ma integrata con orticoltura, floricoltura, allevamento, piscicoltura, erbe officinali, sistemi di irrigazione, progetti di ricerca su fertilizzanti e sementi, utilizzando al meglio le potenzialità della terra e producendo un reddito più sicuro per gli agricoltori. Le cooperative avranno la capacità di fare ricerca affrancandosi dai privati.”

Ciò che viene proposto è ovviamente opposto rispetto alla globalizzazione e ai trattati europei a maggior ragione che la teoria aspira all’autosufficienza dell’Italia per la produzione dei beni strettamente necessari, puntando sull’esportazione anziché sull’importazione e a disconoscere i trattati WTO. Quello che traspare, sempre dalle parole di Franco Bressanin, è che il sistema capitalistico viene rifiutato poiché si è reso artefice di cinque gravissimi fallimenti e il primo di tutti è quello di aver mutato la natura dell’uomo, la sua crescita e il suo sviluppo interiore. Infatti, quelli che dovrebbero essere i valori fondamentali della vita umana, quali la spiritualità, l’ambizione, la solidarietà, l’arte e la cultura, passano invece in secondo piano rispetto all’avidità e al denaro, perché il capitalismo sovverte la scala dei valori umani.
Il secondo fallimento è diretta conseguenza del precedente e analizza il cambiamento della mentalità umana dopo essere stata contagiata dal desiderio smodato di ricchezza: ogni pensiero diventa puramente materialistico, l’uso della forza fisica e mentale, regredendo allo stato di animali, viene legittimato per prevaricare sugli altri e appropriarsi dei loro averi. Non solo: la globalizzazione, nata inizialmente per porre rimedio ai problemi di povertà e disuguaglianze, in realtà non ha fatto altro che peggiorarli.
Il quarto fallimento è che la globalizzazione ha fatto dimenticare la funzione fondamentale del denaro come mezzo di scambio per beni e servizi, in quanto la maggior parte delle risorse è investita all’interno della finanza, rappresentando una ricchezza fittizia e impoverendo di fatto la produzione di beni e servizi stessi.
Infine, l’ultimo fallimento altro non è che il neoliberismo stesso, in quanto “nel contesto attuale di amoralità, sfociando spesso nella illegalità o peggio nella criminalità, non può che essere distruttivo e degenerante.”

Secondo Bressanin “il sistema capitalista fondato sul profitto indiscriminato ha portato la società alla disintegrazione sociale ed economica. E la globalizzazione, come massima espressione del capitalismo a livello planetario, ha distrutto in ogni paese il tessuto produttivo, la coesione sociale e prodotto un oceano di debiti, sotto il cui peso la società stenta a riprendere il suo normale corso. Ha favorito l’indiscriminato accumulo di ricchezza in mano a poche persone, aumentando il divario tra ricchi e poveri. Allo stesso tempo è diminuita la circolazione del denaro, creando recessione e alla fine depressione economica.”5

Ma questo stato non potrà durare per sempre, perché quando la situazione economica, sociale, ambientale diverrà irreparabile, nessuno potrà più vendere questa macchina come un successo.

Note

  1. (66) Per ciclo sociale si intende “la teoria della ciclicità degli eventi e della dominazione sociale. Il ciclo sociale di Sarkar definisce quattro classi psicologiche presenti nella società, con le proprie regole, psicologia e aspettative. Esse a livello collettivo si alternano nel dominio della società.” https://irprout.it/?page_id=2333
  2. (67) https://irprout.it/?page_id=2333
  3. (68) http://www.ilcambiamento.it/crisi/istitutoprout.html
  4. (69) http://www.ilcambiamento.it/crisi/istitutoprout.html
  5. (70) http://www.ilcambiamento.it/crisi/istitutoprout.html


Sito elencato nella tesi di Erika Scossa