Prabhat Rainjan Sarkar propose, nel 1959, la Teoria della Utilizzazione Progressiva (PROUT) come alternativa al capitalismo e al comunismo. Tutte le sue idee sono enunciate nei testi “Prout in sintesi”, “Neo-umanesimo in sintesi”, “La Società Umana”, parte 1-2 e “Soluzioni ad alcuni Problemi”. Elaboro, in questo opuscolo, il suo concetto di teoria politica, nell’ambito del suo vasto contributo intellettuale al progresso dell’umanità. Ac. Krtashivananda Avt.


krtashivanandada: “Oltre il Liberalismo Politico“, di Ac. Krtashivananda Avt.

Molte delle idee innovative, classiche e rivoluzionarie di natura sociale, politica od economica, dei secoli scorsi, sono state ormai sorpassate dagli eventi, dalle mutate condizioni psicologiche e strutturali della società.

Se oggi comunque il mondo è ricco di tante e tali opportunità di natura materiale, mentale e spirituale, che  costruire una più libera e sana società è divenuta una pratica possibilità, dall’altra stiamo osservando, da tempo, un processo di decadenza sociale, di degenerazione morale e il crollo dei valori, fenomeni che stanno corrodendo gradualmente l’impianto sociale e oscurando i nobili ideali della civiltà.

E’ sempre più chiaro inoltre, che al fallimento dei diversi tentativi di risolvere i problemi del nostro tempo utilizzando le idee obsolete dei secoli passati, seguirà necessariamente una profonda delusione. Queste idee obsolete, hanno sostenuto fondamentalmente fino ai giorni nostri, il progresso materiale e lo sviluppo scientifico. Per la parzialità di questo approccio, il progresso intellettuale, la struttura mentale e lo standard morale della comunità civilizzata, sono rimasti indietro rispetto ai progressi realizzati nel mondo materiale. In altre parole, lo sviluppo della civiltà – indicato come grado di raffinatezza delle espressioni culturali – è stato più lento dello sviluppo scientifico.

Al mondo civilizzato di questo secolo si sono presentati dirompenti nuovi problemi che sembrano sfuggire alla comprensione della umana intelligenza, ma ciò è probabilmente inevitabile se le soluzioni sono definite sulla base di vecchie concezioni e teorie. Il Comunismo, che promise benessere materiale e sicurezza, ma che si espresse in una società irreggimentata e spiritualmente schiavizzata, è crollato, creando una forte disillusione sulla bontà dei suoi ideali rivoluzionari. Dall’altra anche le grandi promesse di benessere per tutti, delle nazioni industrializzate, non sono state mantenute a causa dell’edonismo radicale presente alla base del loro impianto culturale. L’edonismo integrale postula che la felicità può essere realizzata nella soddisfazione di qualsiasi desiderio materiale o sensuale e, secondo, che per soddisfare questi desideri, debbano essere incoraggiati l’egotismo, l’avidità e l’egoismo. Secondo la credenza edonistica questi principi conducono all’armo-nia e alla pace sociale.

L’edonismo integrale, si dovrebbe ricordare, è la filosofia delle persone ricche. Nell’ambiente psicologico modellato dai principi dell’edonismo radicale, gli alti ideali del liberalismo e della eccellenza intellettuale, non sono stati in grado di controllare le passioni sfrenate del secolo e oggi la speranza che la ragione da sola potrebbe eliminare gli eccessi irrazionali, nel campo sociale ed economico, sembra ormai scomparsa. L’antagonismo tra i gruppi etnici, le razze, le religioni e gruppi liberali è divenuto una realtà fondamentale della nazione-stato. Si stanno spendendo, in tutto il mondo, enormi quantità di energia sociale, etica ed emotiva in conflitti etnici, religiosi e violenze senza precedenti. Le sconcertanti esperienze del mondo contemporaneo, costringono i pensatori a riconsiderare i principi filosofici e i fondamenti delle diverse teorie politiche di destra e di sinistra, conservatrici o liberali, reazionarie o rivoluzionarie.


Il postulato comune a tutte le teorie politiche è la mera cattura del potere con ogni mezzo possibile e oggi, il mondo cosiddetto libero, annuncia la vittoria della democrazia liberale e del suo corollario, il sistema economico capitalista. L’individuo, nel liberalismo moderno diviene l’uomo economico, allettato dalle proiezioni attraenti della psicologia consumistica.


 

La degenerazione della tradizione umanistica, nella democrazia moderna, contraddice i suoi principi di base, che definiscono la libertà individuale come un principio di fede. Nel contesto della società capitalista, le singole persone esistono principalmente come, “ingranaggi nella macchina burocratica, coi nostri pensieri sentimenti e gusti manipolati dal governo, dall’industria e dalle controllate comunicazioni di massa.[1] Simultaneamente, guadagna sempre più terreno di tendenza comune, un certo modo oscurantista di memoria medievale, di ricercare la sicurezza nelle pozze stagnanti di una fede dogmatica.

Dopo il crollo dell’impero sovietico, sulla spinta di sentimenti religiosi fondamentalisti, si è visto il sorgere di movimenti indipendentisti. Gli slogan dogmatici fondamentalisti sono presentati all’uomo della strada come un’antitesi alla pseudo-cultura, alla colonizzazione economica e ai valori occidentali. Questi avvenimenti rappresentano un ritorno di fiamma dei vecchi conflitti tra religione e scienza – tra il pensiero religioso e il pensiero scientifico, tra fede e ragione e tra agnosticismo mistico e conoscenza empirica.

Probabilmente un ultimo anelito nella lotta secolare tra questi opposti teoremi, che ha sempre posto l’umanità civilizzata di fronte a un grosso dilemma. Il pensiero scientifico, che da molti secoli ha cercato di scardinare la religione dai suoi convincimenti, sta subendo l’assalto  finale di un avversario, fino ad oggi vinto.

Le religioni, negando alle umane creature la possibilità di acquisire l’omnipervadente conoscenza attraverso l’esperienza, stanno oggi puntando verso un neo-misticismo e ad una visione teleologica della vita, che indica di per sé una perdita di fiducia nelle capacità umane. Questo orientamento è in contraddizione con i fondamenti della cultura spirituale la quale, invece, conduce la mente umana, attraverso la sperimentazione diretta, verso la vera essenza della libertà e alla realizzazione dell’organicità della creazione. La scienza d’altro canto, nel tentativo di liberare la mente dai dogmi, sostiene come reale o scientifico, solamente ciò che può essere ripetuto, riconosciuto chiaramente e distintamente. La conoscenza è definita, dalla scienza, come il risultato dell’analisi intellettuale delle esperienze sensoriali. Grazie a questo assioma la scienza ha creato una nuova barriera, che impedisce alla mente di accedere ai livelli più alti di coscienza.

In questo modo la scienza stessa non poté prevenire la comparsa dei dogmi materialistici che hanno favorito la sottostima delle potenzialità umane, l’incoraggiamento al meccanicismo esistenziale, la decurtazione della libertà di pensiero. L’innata ricerca della libertà può essere connotata, fin dai primordi dell’umanità, alla lotta per l’esistenza. E la stessa ricerca di libertà che, in periodi più recenti, sottende al trionfo umano sulla natura, nel processo di soddisfazione delle necessità biologiche. Fornisce una base per la continua ricerca della conoscenza, la quale, a sua volta, aiuta le persone a liberarsi gradatamente dalla tirannia dei fenomeni naturali e dell’ambiente sociale. Guidati dall’affermazione di antica saggezza per cui l’uomo è la misura del tutto, la filosofia del futuro dovrebbe giudicare la bontà di qualsiasi organizzazione sociale o istituzione politica, dalla misura in cui esse riescono a favorire la libertà individuale nelle sfere fisica, mentale e spirituale rispettivamente.

 


Teoria Politica 

I filosofi del passato, Platone, Aristotele ed altri, vedevano la politica come un mezzo per promuovere il benessere comune, le virtù civiche e la perfezione morale. Nell’Etica, Aristotele scrisse: “La più alta meta è il fine cercato dalla scienza politica. Quello che lo statista è più ansioso di ottenere è il carattere morale dei suoi concittadini, una disposizione alla virtù e al compimento di azioni virtuose.”

John-Rawls2Anche i pensatori moderni non hanno abbandonato l’idea di adottare un codice morale che potesse informare l’attività politica. Il filosofo americano John Rawls elaborò una teoria della giustizia da utilizzare come base di implementazione e di valutazione delle attività politiche. Nonostante i principi, i moderni politici, per una serie di motivi, molto spesso vengono corrotti da interessi di parte.

Osservando il clima politico presente in tutto il mondo, si può constatare con certezza che oggi la politica si è ridotta ad una mera lotta per il potere. La lotta per la propria elezione è l’attività politica di maggiore rilievo e per poterla perseguire molti politici ed aspiranti politici, calpestano i diritti umani e violano costantemente i principi morali.

Walt-WhitmanLa motivazione personale, gli interessi di gruppo, di partito, lo sfruttamento e la lotta per la poltrona sono gli elementi di interesse della maggior parte dei politici. Il loro carattere viene ben espresso dalle parole del poeta americano Walt Whitman, che così descrisse i delegati democratici presenti al congresso del partito nel 1853:

        “Ladri, cospiratori, assassini, miscredenti, terroristi, cacciatori di schiavi, corrotti, lobbisti, uomini di carriera con le armi nascoste, ciechi, sordi e marci, colpiti nell’intimo da vili malattie e fuori pimpanti osteggiano catene d’oro forgiate con i soldi del popolo.”

I diritti del popolo, il suo benessere, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà non sono rimasti che un sogno. Per salvaguardare gli interessi di pochi, in ogni era, sono state combattute guerre devastanti, si sono spezzati i legami sentimentali popolari  e si è divisa la società in diversi compartimenti, legittimati da meschine idee religione, da sentimenti nazionalistici,  razzisti, etnici etc.

 

I professionisti della politica, in cooperazione con la sempre più intensa manipolazione mass-mediatica, sono riusciti ad allontanare la gente comune dalla partecipazione democratica, creando di fatto, nel nome del pluri-partitismo, una classe privilegiata. Sia che consideriamo i paesi cosiddetti democratici o i paesi totalitari come l’ex Unione Sovietica, o teocratici come l’Iran, non riusciremo a trovare nessun amministratore disposto a condividere o a lasciare il potere. Le istituzioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite non sono che la scacchiera internazionale sulla quale i politici, giocano il destino del mondo. Gli slogan altisonanti dell’uguaglianza, della giustizia e della libertà sono rimasti, per molti versi, vuote affermazioni in particolare per le seguenti ragioni:

Un’errata filosofia di vita

Non sono state identificate e riconosciute appieno le caratteristiche basilari dell’esistenza umana. Ci si è limitati a propagandare valori e stili di vita materialistici e di conseguenza è stata promossa una filosofia politica egoista. Il concetto di libertà infatti è rimasto confinato all’idea di soddisfazione dei desideri materiali.

La ‘libertà di espressione’ resta un termine privo di senso fintantoché il modo di pensare e i desideri della gente sono disegnati e diretti dai mass-media, dalle istituzioni religiose, dalla pseudo-cultura e dalle istituzioni educative. Chiaramente queste istituzioni sono sempre state modellate in funzione della salvaguardia degli interessi della classe al potere, in qualsiasi epoca e società.

Il concetto di libertà individuale, inoltre, non ha alcun valore se gli individui non sono in grado di elevare la propria coscienza con dignità regale, ispirata dal richiamo dell’anima. I valori spirituali sono stati evidentemente cancellati dalla politica ed altrettanto evidentemente è stato dimenticato che il ruolo dello stato è di aiutare l’umanità a raggiungere il suo più alto destino.

 


Fallimento delle istituzioni politiche

 

La Democrazia

In Europa la rivolta contro la Chiesa e la monarchia, durante il periodo rinascimentale, ha originato nuove idee politiche. Si è evoluta l’idea di libertà civile e di democrazia per assicurare una maggiore libertà intellettuale, ma le sperimentazioni degli ultimi due secoli non sono state in grado di assicurare una vera e duratura libertà. Perché questi alti ideali democratici sono falliti? H.E.Bums scrisse: “La più grande debolezza della democrazia sta nel fatto che deve operare attraverso un governo rappresentativo, il quale, di conseguenza, richiede un partito politico. Questo si è dimostrato fatalmente incapace di essere il maggiore agente del governo democratico. I partiti creano confusione e instabilità per la loro rigida aderenza a teorie politiche obsolete. Incoraggiano sia la corruzione politica che la Plutocrazia come risultato inevitabile dello sviluppo del sistema partitico. Quando sia il sistema a due partiti sia quello a più blocchi decade c’è la tendenza a ricorrere al partito unico, che è una delle forme meno scrupolose di totalitarismo politico”[2]

Analizzando la storia dei paesi afro-asiatici troviamo che, dopo la liberazione dalla dominazione coloniale, hanno continuato a mantenere i sistemi democratici ereditati dall’Occidente e questi sono poi collassati e sostituiti da governi dittatoriali.

La democrazia presuppone che le capacità di ogni essere umano siano pressoché uguali. In realtà non è così. Piuttosto c’è una grande differenza nelle capacità personali e come conseguenza persone con maggiori capacità costruiscono delle fortune finanziarie, mentre quelle con minori capacità soffrono. Lo Stato non è diventato una “associazione volontaria di persone”, come voleva Rousseau, piuttosto la “associazione volontaria della classe privilegiata”.

 

Democrazia Parlamentare

Si afferma che vi è democrazia parlamentare perché il numero di parlamentari che partecipa ai lavori è molto alto, e questo anche nel caso in cui i votanti non hanno la possibilità di alzare la testa contro forme di amministrazione meno democratiche. La democrazia è il sistema che maggiormente favorisce lo sfruttamento capitalista perché la libertà di accumulazione e di possesso, senza limiti, è considerata un elemento fondamentale e un indice di vera libertà. La dottrina economica del “laissez faire” pone gli individui in una condizione di svantaggio a causa della natura selvaggia della competizione,. Sono state le carenze della democrazia parlamentare a consentire la nascita del fascismo. In modo particolare nei paesi sottosviluppati la rivalità tra partiti, porta alla creazione delle fazioni e all’anarchia e infine ad una forma dittatoriale di governo. Hitler non è stato il solo a scalare il potere democraticamente, l’ascesa al potere dei dittatori in tutti i paesi asiatici ed europei ne è testimone. Oggi nell’Europa Occidentale, le forze neofasciste stanno nuovamente rialzando la testa. La dittatura vuole un riconoscimento democratico, ma dopo aver raggiunto il potere getta via quella scala di valori chiamata democrazia, che le ha consentito di salire in tale posizione.

In ogni caso tra tutti i sistemi esistenti quello democratico è considerato il migliore. La democrazia però può essere tale, nel vero senso del termine, soltanto alle seguenti condizioni:

 

  1. “La democrazia può essere efficace soltanto quando non c’è alcun tipo di sfruttamento, ogni persona ha quanto basta per le sue minime necessità e questo minimo è garantito..[3]

È ovvio che sotto il controllo capitalista la democrazia non può avere successo. I capitalisti hanno la possibilità di manipolare il processo democratico con il loro denaro; questa è la debolezza della democrazia.

  1. “L’educazione di massa è una delle necessità basilari per il successo e l’efficacia della democrazia. Educazione non significa soltanto alfabetizzazione, è mia opinione che educazione debba significare una corretta e adeguata conoscenza, capacità di comprensione. In altre parole coscienza.[4]

Per risvegliare la coscienza individuale, la mente dovrebbe essere abbastanza forte da poter contrastare l’influenza dell’ambiente, artificialmente creata dalle pseudo-filosofie. La rivoluzione culturale è un passo  necessario per risvegliare la vera coscienza nelle persone. La psicologia sociale deve liberarsi dall’influenza delle pseudo-culture e dei dogmi, in particolar modo da quelli religiosi, politici ed economici.

  1. ”La moralità è quindi il successivo fattore fondamentale per il successo della democrazia. In alcuni paesi del mondo i voti possono essere venduti e comprati. La democrazia non può avere successo finché almeno il 51% della popolazione non seguirà strettamente dei principi morali. Dove persone corrotte e immorali sono in maggioranza, i leader saranno sicuramente eletti tra di esse.[5]

 

Appare evidente, nella società, che la maggior parte delle persone è guidata da sentimenti ristretti. In molte parti del mondo le elezioni sono influenzate da sentimenti religiosi, tribali, razziali, di casta o di  gruppo. Ogni gruppo o partito lancia slogan che parlano di libertà, giustizia, uguaglianza e di benessere economico. Il partito al potere non esita ad usare la macchina governativa a proprio vantaggio per vincere le elezioni. I brogli elettorali sono un fenomeno frequente. Gli ideali e i programmi socio-economici giocano un ruolo secondario, mentre i mass media giocano un ruolo determinante nella formazione della psicologia collettiva. Per questa ragione le giovani generazioni dell’Europa hanno sviluppato una attitudine negativa nei confronti della politica. Nei paesi sviluppati le elezioni vengono condotte come una campagna pubblicitaria. I mass media, ed in particolar modo la televisione, giocano un ruolo importante nelle elezioni. Ci sono degli specialisti che addestrano i candidati ed insegnano loro come applicare il make-up e soddisfare od evitare domande importanti.

Si può quindi concludere che tecnologia e denaro giocano un ruolo più importante dei fattori umani. Per questa carenza di coscienza socio-politico-economica, nel senso più profondo del termine, viene a mancare anche un’adeguata coscienza umana.

[1] Eric Fromm, To Have or To Be, London, Sphere Books, 1985, 7.

[2] Harry Elmer Barnes, “Intellectual and Cultural History of the Western World III”, Dover Pubblication Inc., N.Y.1937

[3] P.R.Sarkar, “Abhimat (The Opinion)”, Op. cit.

[4] Ibid.

[5] Ibid

 

Approfondimenti:


 

Filosofia Politica PROUT, P.R. Sarkar