distribuzione del reddito
In questo capitolo, Ravi Batra delinea un sistema di Distribuzione del Reddito che presupporrebbe, per la sua implementazione, un profondo cambiamento culturale e strutturale, una disposizione generale della popolazione a considerare le ricchezze come patrimonio comune e la necessità di gestirle nell’interesse di tutti.
Naturalmente il problema della disparità abnorme tra redditi massimi e minimi esiste, ma non è stata adottata ancora una soluzione definitiva, per cui rimane, nelle società avanzate, una fascia costante di povertà.
Ravi Batra espone le attuali teorie che affrontano il problema della minimizzazione del gap tra ricchi e poveri e in particolare critica il concetto della tassazione progressiva del reddito, adottata dalla maggior parte dei paesi.
Nel primo principio, il Prout suggerisce che le minime necessità materiali, quali alimenti, vestiario, abitazione, educazione e cure mediche siano garantite a tutti.
L’elenco delle minime necessità non è fisso, cambia con il variare del periodo di tempo e della zona. (In questo periodo storico per alcuni paesi potrebbero essere inclusi, ad esempio, trasporti e comunicazioni, ndt.)
Gli esseri umani si evolvono a seguito di cambiamenti fisiologici e la scienza avanza inesorabilmente, così, anche il concetto delle minime necessità è soggetto al cambiamento e deve essere di tanto in tanto rivisto. Inoltre, con il progressivo sviluppo economico, dovrebbe aumentare periodicamente anche lo standard di vita minimo. Ciò assicurerà una maggiore prosperità a tutti i lavoratori, non solo a qualche settore privilegiato della società.
Saranno garantite le minime necessità, attraverso un lavoro ‘significativo’ con un tasso di reddito monetario, sufficiente ad acquistare le necessità basilari a prezzo di mercato. In realtà, tra le necessità di base, l’educazione e le cure mediche dovrebbero essere garantite gratuitamente e solamente gli alimenti, l’abitazione e il vestiario saranno a carico del salario dei lavoratori.
La classe lavoratrice, nel corso di tutta la storia umana, è stata sempre la più sfruttata. Ciò è avvenuto in tutte le civiltà ed è vero anche oggi. La ragione è, ed era, che nel mercato, le capacità dei lavoratori generici non sono vendibili. Il loro lavoro comunque è indispensabile alla sopravvivenza della società, fanno dei lavori, considerati da molte persone, noiosi e meschini ma meritano veramente un aiuto e maggiore considerazione dallo stato. Il Governo dovrebbe fissare un salario minimo perché i lavoratori generici possano soddisfare le proprie necessità basilari. In molti paesi democratici esistono leggi che fissano il salario minimo. Ma tali minimi sono troppo bassi per incidere positivamente sulla povertà dei lavoratori generici. Il salario minimo, definito dal Prout, sarà sufficientemente elevato per assicurare a tutti la soddisfazione delle necessità di base.
Critica al salario Minimo
Una critica al concetto di ‘reddito minimo’ sostiene che esso causa disoccupazione e inflazione. Spiegherò come questo non sia il caso di un’economia Proutista. Dopo aver soddisfatto le necessità basilari per tutti, il surplus di reddito nazionale, se presente, dovrà essere distribuito ai cittadini, in ragione del loro contributo al benessere e sviluppo della società.
Razionale Distribuzione della Ricchezza
Il concetto proutista, di Razionale Distribuzione, in realtà fornisce un metodo umanistico per distribuire in modo giusto il prodotto nazionale netto (PNN), che è uguale al prodotto nazionale lordo meno il deprezzamento di capitale. Supponiamo che S sia il surplus di reddito, L la forza lavoro, ed R il tasso di reddito reale, corrispondente al livello di vita minimo. Allora:
S = PNN – rL
Supponiamo che PTj sia il Prodotto Totale di tutti coloro (j) che contribuiscono all’economia, più del tasso di reddito minimo reale. La linea guida del Prout per la razionale distribuzione suggerisce che l’incentivo (I) economico degli individui (j) dovrebbe essere:
dove ‘n’ è il numero di individui che producono più di ‘r’.
Un semplice esempio illustrerà questo concetto di distribuzione.
Consideriamo un’economia dove il lavoro è il solo fattore di produzione.
Supponiamo che ci siano, nella forza lavoro, solo 5 individui cosicché L=5. Il loro salario mensile sia 100, 200, 300, 1000, 1500 euro. Il prodotto nazionale netto (PNN) sarà di 3100 euro. Supponiamo che le necessità basilari richiedano un salario di 500 euro.
In questo caso ci sono 3 persone che vivono sotto il livello minimo, o sotto la linea di povertà, mentre ve ne sono due che godono di uno standard di vita elevato e senza problemi, un esempio non lontano dalla realtà di molti paesi, dove un’esigua minoranza si accaparra una grossa fetta del reddito nazionale.
Se il sistema economico è lasciato a sé stesso, la maggioranza di queste 5 persone saranno per sempre destinate a vivere a livelli di sussistenza. Ma il Prout assicurerà a tutti un reddito per lo meno di 500 euro mensili e il surplus sarà distribuito tra i due maggiori redditi in proporzione alla loro produttività. Assumendo che il reddito delle due persone più ricche rifletta il proprio contributo alla società – un’ipotesi non sempre valida – il surplus di reddito potrà essere determinato in questo modo:
Qui n = 2 ∑ PTj = 1000 + 1500 = 2500
e
S = 3100 – 2500 = 600
L’incentivo economico della persona con reddito di 1000 euro sarà calcolato in:
600 x (1000 / 2500 ) = 240
mentre l’incentivo economico dell’altra persona ricca sarà
600 x (1500 / 2500 ) = 360
Perciò la distribuzione del reddito prima dell’intervento sociale era il seguente:
(100, 200, 300, 1000, 1500)
Ma con la formula Prout, diventerà
(500, 500, 500, 760, 1140)
Questa è un’illustrazione del sistema di giustizia distributiva del Prout; come si potrà osservare, questa distribuzione del reddito non è completamente eguale, nemmeno estremamente differenziata, come potrebbe essere se il corpo collettivo della società non fosse intervenuto in economia. In questo modo il sistema Prout riduce le ineguaglianze, ma non distrugge l’incentivo a lavorare sodo.
Che cosa succede se il PNN non è in grado di soddisfare nemmeno le minime necessità di tutti gli individui? In molti paesi in via di sviluppo, inclusa l’India, non si utilizzano appieno le risorse. In quei casi il PNN non sarà sufficiente a soddisfare le minime necessità, come definito dal Prout e in questo caso, per forza, nulla sarà riservato agli incentivi. Due obiezioni potranno essere mosse, in questo caso, al principio della ’razionale distribuzione’.
Primo: se il surplus di reddito, di coloro che producono al di sopra del reddito minimo, venisse distribuito tra i poveri e i disoccupati, allora le persone altamente produttive perderebbero l’incentivo a lavorare e ridurrebbero il loro lavoro. Questo avrà come risultato la perdita di prodotto interno.
Secondo: la razionale distribuzione del reddito aumenterà i consumi attuali e ridurrebbe il risparmio, influenzando così alternativamente il tasso di crescita. Ciò, qualcuno potrebbe obiettare, avrebbe delle serie conseguenze specialmente sulla crescita della popolazione. Nel lungo periodo potrebbe impoverire tutti, inclusi anche coloro che oggi sono estremamente poveri.
Il Prout certamente non trascura questi elementi. Ma sottolinea come le risorse attuali, nei paesi in via di sviluppo non sono utilizzate in modo efficiente. Non sono solamente le risorse intellettuali ad essere disperse, ma anche male allocate quelle materiali. In paesi che non sono in grado di provvedere alle minime necessità per tutti, ogni produzione di beni e servizi di lusso è definibile come una cattiva allocazione delle risorse. In questi casi il Prout bandisce la produzione di beni di lusso, utilizza le aziende e le attrezzature per produrre beni e prodotti per le necessità attuali e future. In altre parole, il Prout correggerà la cattiva allocazione delle risorse, aumenterà la produzione dei beni di primaria necessità e, quando possibile, introdurrà il sistema di razionale distribuzione.
Reddito Minimo e Massimo
Qual è il livello ottimale di ineguaglianza sociale?
Nell’esaminare ogni sistema di distribuzione del reddito, si deve affrontare un problema spinoso. Qual è il livello ottimale di ineguaglianza sociale? Nella domanda è sottinteso che la completa uguaglianza di reddito non sarebbe né giusta né possibile. Si presume anche, che in assenza di intervento statale, la distribuzione del reddito sia, e lo è stato in tutta la storia, estremamente iniqua e generi sfruttamento per lo meno per i lavoratori.
Il problema della disuguaglianza ottimale, o creativa, è stata già sollevata e discussa da eminenti studiosi, ma non sono ancora state suggerite delle linee guida. La mia preoccupazione qui non è per l’appropriatezza di un giudizio puramente teoretico, ma per un aspetto metodologico pratico.
Qualche studioso ha suggerito, che il prodotto interno dovrebbe essere distribuito in modo tale che, l’utilità marginale del reddito sia uguale per tutti. Per il fatto che i gusti degli individui siano differenti, questa regola porta al massimo benessere senza produrre un’eguaglianza completa.
E’ questa argomentazione che fornisce la base filosofica per il concetto della tassazione progressiva del reddito, adottata dalla maggior parte dei paesi. Questo sistema di tassazione preleva più denaro dai ricchi che dai poveri e, presumibilmente, prevede che le entrate fiscali siano spese in favore di coloro che hanno redditi estremamente bassi…
Corruzione amministrativa
… Anche se il governo raccoglie sufficienti introiti dalle tasse, rimane sempre il problema della loro distribuzione ai poveri poiché, tale distribuzione, dipende da leader politici e da burocrati, corrotti fino all’osso. Per questi, vengono prima le proprie tasche, poi i parenti, poi i propri amici e alla fine coloro che hanno bisogno. Questa è la causa principale dei fallimenti di molti programmi di welfare negli Stati Uniti, India e molti altri paesi. Anche se i burocrati non sono corrotti, la cattiva gestione ha portato spesso a frodi e alla perdita di enormi quantità di denaro, alle spalle dei beneficiari.
No! L’egalitarismo non deve dipendere dalla carità del governo, né dall’onestà dei contribuenti e dei beneficiari. Deve essere assimilato come regola, all’interno del sistema economico stesso. Deve funzionare con il minimo intervento governativo. Oggi, sostengo che l’economia Proutista è in grado di generare tale sistema egalitario. Che cosa si dovrebbe fare per diminuire le disparità economiche nel breve periodo? Il sistema proutista un giorno diventerà realtà, ma oggi non esiste ancora. Nessuna idea progressista può essere tenuta sotto il tavolo per sempre, per materializzarsi ha bisogno di molto tempo, conflitti sociali e sacrifici. Ma che cosa si può fare, nel frattempo, per ridurre l’abominevole ‘divide’?
Trovate nel libro di Ravi Batra, sezione libri, l’intera discussione sul reddito minimo e tetto massimo, oltre al tetto massimo per le proprietà immobiliari. Per concludere…
Fuori dai denti, dovremmo riconoscere che non c’è livello né varietà di tassazione, termine per confisca, che possa mitigare l’ineguaglianza di reddito. Poiché la confisca del reddito, oggi, non è possibile né desiderabile, cos’altro si può prospettare? Perché non imporre un tetto massimo al tasso di reddito? Ci sono due aspetti del problema dell’ineguaglianza, in sostanza il reddito estremamente basso dei lavoratori generici e il reddito da ladrocinio, da sfruttamento, di coloro che hanno un forte potere economico.
In Italia, il salario minimo necessario per l’approvvigionamento delle minime necessità potrebbe essere approssimativamente di 1000 euro al mese. Ciò significa che il salario massimo non dovrà superare i 10.000 euro al mese. In questo modo si saranno prese in adeguata considerazione sia a. le differenze delle necessità individuali, b. le differenze nel costo dello stile di vita. Questo concetto di Reddito Massimo dovrebbe essere applicato sia al lavoro pubblico che privato. Allo stesso modo non sarà consentito un salario inferiore alle 1000 euro al mese per qualsiasi tipo di lavoro e vocazione.
[1] Il migliore contributo conosciuto dei matematici Hindu, è l’attuale sistema decimale… in “l’Oriente dopo il declino della società Greca” – Pag. 67 – A Concise History of Mathematics – Dirk Jan Struik – 1987 – Courier Dover Publications