autosufficienza
economica
Per la massima occupazione, prevista dal PROUT, è necessaria l’Autosufficienza Economica dell’area socio-economica in questione. Non ci sono alternative. La massima occupazione è necessaria per garantire a tutti le necessità basilari per vivere. La Globalizzazione Economica espressa nell’istituzione internazionale del WTO, (coadiuvato da FMI e BM), sin dal suo avvio, ha peggiorato le condizioni socio-economiche di quasi tutti i paesi del mondo, ad eccezione di pochi in via di sviluppo.
L’Autosufficienza Economica a detta di alcuni economisti è un’utopia, ma dall’altro canto è vero anche non è mai stata provata prima. L’Autosufficienza del PROUT è diversa dall’Autarchia, cioè “autosufficienza giuridica, o di autogoverno, e autosufficienza economica, chiamata anche “economia chiusa”, in cui non sono presenti relazioni commerciali con l’estero e l’ecosistema economico nazionale non è influenzato dalle tendenze internazionali[1]“.
L’Autosufficienza Economica di un paese prevede la massima autosufficienza nella produzione delle Necessità Basilari, mentre per ciò che riguarda i beni strumentali, che non si è in grado di produrre localmente, possono essere importati.
E’ prevista anche l’esportazione di prodotti finiti e servizi ma si cerca di evitare l’importazione di beni che possono essere prodotti localmente e l’esportazione delle materie prime, che devono essere lavorate in loco per produrre reddito.
Nel PROUT la Zone Socio-Economica Autosufficiente non è chiusa, se non solo temporaneamente. Quando due o più Zone Socio-Economiche hanno raggiunto il medesimo livello di sviluppo e similitudini economiche, possono unirsi a formare una ZSE autosufficiente più ampia. Un giorno, afferma Sarkar, l’Intero pianeta costituirà un’unica Zona Socio-Economica…
- ^ Johann Gottlieb Fichte, Lo Stato commerciale chiuso, Editori Bocca, Milano, 1909. (Wikipedia)
Critica alla Globalizzazione Economica
Il concetto di Autosufficienza Economica cozza contro i dettami della Globalizzazione Economica sviluppata in 3 trattati fondamentali dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO):
- GATTS – Accordo Generale Sulle Tariffe e i Servizi
- TRIM – Trattato sulle Misure per gli Investimenti
- TRIPS – Trattato sui Diritti di Proprietà Intellettuale (Brevetti)
che aprono le frontiere alla libera circolazione delle merci, eliminano qualsiasi regolamentazione del mercato, senza tenere in considerazione i differenti livelli di sviluppo e di retribuzione presenti nei diversi paesi. Ciò ha portato allo smembramento del tessuto produttivo in molti di essi, disoccupazione, delocalizzazione etc.
Per un’esauriente approfondimento sulle criticità della Globalizzazione Economica, dare un’occhiata all’estratto del libro: Manuale di Economia Proutista, di Ac. Krtashivananda Avt. (Click sul libro per scaricare il pdf)
Critica alla Politica del Fondo Monetario Internazionale
Il FMI, il WTO e la Banca Mondiale lavorano in tandem. Per ottenere fondi dalla BM, è necessario osservare le 160 regole imposte dal WTO, alcune delle delineate sulle diapositive qui sotto, e per aderire al WTO è necessario passare dal FMI.
In queste due diapositive vogliamo mostrare le conseguenze sociali e i costi politici delle politiche del FMI, lasciando ad una discussione più ampia agli opuscoli specialistici. (Click sulle immagini per ingrandire).
I trattati internazionali prossimi venturi
Ovvero l’apoteosi dell’imperialismo economico.
1 – TTIP: in inglese “Transatlantic Trade and Investment Partnership” (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) è un accordo commerciale di libero scambio, in corso di negoziato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America dal luglio 2013.
Se ne parla poco, quasi nulla, anzi, si cerca di nasconderli più che si può e finché si può: sono i trattati internazionali in discussione al momento, di cui non si conoscono nemmeno i testi.
L’obiettivo è di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo, in una vasta gamma di settori, le barriere non tariffarie, ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie[1]. Ciò renderebbe possibile la libera circolazione delle merci, migliorerebbe le condizioni per il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispetti mercati dei servizi e degli appalti pubblici.
Se il progetto avrà successo, sarà la più grande area di libero scambio esistente, poiché UE e USA rappresentano circa la metà del PIL mondiale e un terzo del commercio mondiale[2].
Di questo trattato, anche se non se ne conoscono i dettagli, si predicono gli effetti negativi soprattutto sui consumatori: implica l’adeguamento verso il basso della regolamentazione della qualità delle merci, l’impossibilita’ di pubblicizzare la particolare buona qualità o provenienza dei prodotti, pena l’essere citati in giudizio dalle multinazionali per concorrenza sleale di fronte ad un tribunale privato composto da tre giudici privati scelti dalle stesse aziende produttrici. Sparirebbe secondo alcuni il made in Italy, le indicazioni geografiche tipiche (si avrebbe ad esempio il parmigiano prodotto in California senza possibilità di distinguerlo da quello prodotto nel Parmigiano e nel Reggiano), l’ingresso di OGM, il divieto di riprodurre e propagare piante non certificate, ecc..
Fortunatamente molte organizzazioni stanno scendendo in piazza, non solo in Italia, contro questo ennesimo attacco ai prodotti locali ed alla sicurezza alimentare: basti pensare che in Europa vige il principio di precauzione: se non c’ e’ la sicurezza dell’innocuità di un prodotto questo non può essere commercializzato. Negli USA vale il principio opposto: dopo test sommari il prodotto viene commercializzato e solo in seguito a provati casi di tossicità o altri effetti dannosi può essere ritirato.
2 – TISA, il trattato segreto: in inglese Trade in Services Agreement (Accordo di Scambio sui Servizi). Di questo se ne e’ saputa l’esistenza e il contenuto grazie a Julien Assange.
Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70 per cento del PIL globale. Solo negli Stati Uniti rappresenta il 75 per cento dell’economia e genera l’80 per cento dei posti di lavoro del settore privato. L’ultimo trattato analogo è stato il Gats del 1995.
Con queste cifre è chiara l’appetibilità, per le multinazionali, e l’interesse nel portarlo a compimento. L’Italia è inclusa nelle trattative, segrete pure queste, con alcune particolarità: secondo le istruzioni della prima pagina del trattato, esso, oltre che essere segreto e custodito in luogo sicuro, potrà essere desecretato solo «dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative».
Le conseguenze per l’economia locale
La segretezza imposta sui contenuti di questi trattati fa sorgere sospetti sugli effetti dirompenti che queste norme avrebbero sulle economie locali improntate alla qualita’ di merci e servizi. Il velo di omerta’ che circonda i lavori mette poi in luce la paura di proteste e opposizioni da parte delle cittadinanze dei paesi coivolti. In definitiva essi sono l’esatto opposto di quanto Prout propone con l’economia locale, la pianificazione del territorio e l’autosufficenza economica.
Quali potrebbero essere gli effetti di questi trattati sull’economia e sulla qualita’ di prodotti e servizi? Innanzitutto la mentalità del capitalismo attuale, diretta a massimizzare gli utili e minimizzare i costi, inclusi gli investimenti, possibilmente facendo utili a costo zero, porterà ad uno scadere della qualità di prodotti e servizi. Da notare che tra i servizi coperti da questi trattati ci sono pure scuole, ospedali, trasporti, strade, acquedotti, fognature, gestione rifiuti, ecc. Se questi servizi scadono in qualita’, il welfare, tradizionalmente fiore all’occhiello dell’Europa e dell’Italia in particolare, subirà un adeguamento verso il basso e al ‘dominio del privato’, che ci porterà al livello degli USA, dove tutto e’ privato e tutto si paga: università, ospedali, perfino le prigioni.
E, mentre nel sistema USA esistono meccanismi, come assicurazioni, che permettono l’accesso al welfare, all’impiego, alla sicurezza sociale, in Europa tutto questo non esiste, dato che lo stato si occupa di garantire i servizi essenziali a tutti attraverso il sistema fiscale. Ci troveremo quindi impreparati a questo nuovo sistema, con conseguenze disastrose per tutti. Ci potemmo trovare in una delle situazioni descritte da Piero Vacca nel suo “Il medioevo prossimo venturo”, scritto nel 1970, ove si parla della crisi dei grandi sistemi tecnologici, dovuta alle loro complicazioni e dimensioni. Applicando la tesi di Vacca all’economia attuale, e tenendo conto anche della degenerazione della psicologia capitalista, potremmo prevedere un disastro di dimensioni globali che potrebbe farci retrocedere tecnologicamente, socialmente e moralmente a livelli pre-Seconda Guerra Mondiale. Anche non prevedendo catastrofi globali, certamente lo shock sara’ molto doloroso.
Il rimedio potrà essere proprio la salvaguardia dell’economia locale e l’implementazione dell’Autosufficienza Economica, almeno per provvedere alle minime necessità per tutti.
Necessità dell’Autosufficienza Economica
I trattati di Globalizzazione Economica WTO, sono scritti in 27.000 pagine, e sono stati firmati da tutti i paesi europei, rappresentati dalla UE al WTO. Per l’Italia ha firmato l’On. Piero Fassino al quale è stato chiesto, perché abbia firmato un trattato così importante senza comprenderne le conseguenze: “E’ stato un atto dovuto!” ha affermato Piero Fassino.
Durante la sua presidenza come Commissario europeo, Romano Prodi ha dovuto fare i conti con una multa da 350 milioni di dollari per non aver voluto importare a livello europeo, la carne di manzo americana allevata con gli ormoni della crescita dannosa, secondo diagnosi anche italiane, per la salute. Il comitato di direzione della FAO ha sostenuto che quella carne non faceva male e allora il tribunale del WTO, ha inflitto la sanzione.
Quando un’esperto del WTO ha suggerito Romano Prodi che era possibile non pagare la multa secondo un certo ‘comma’ del trattato, i giornalisti hanno chiesto a Prodi il perché non si sia potuto evitare la sanzione se tale comma lo permetteva. L’On. Romano Prodi ha risposto: “Non possiamo mica leggere tutte le 27.000 pagine di trattati!”. Questi gli ‘aneddoti’, descritti in alcune interviste, che circondano la nostra adesione incondizionata a tali trattati.
Così è stato per le Quote Latte, quando l’ex Ministro Pandolfi ha accertato che mancava alla nostra produzione di latte circa il 40% del fabbisogno, senza sapere che eravamo quasi autosufficienti nella medesima produzione. In effetti siamo stati l’unico paese in europa a dichiarare che non eravamo autosufficienti nella produzione di latte, per questo l’europa ci ha appioppato le quote latte. Il 40% del latte che veniva normalmente veniva gettato nei fiumi o nei campi.
A causa delle QUOTE LATTE, hanno chiuso circa 270.000 aziende produttrici, sono state uccise 1.500.000 di mucche in Italia, e siamo tutt’ora dipendenti da Germania e Francia per il latte. Se per caso ci fosse una pestilenza nel settore bovino o se Germania e Francia non ci fornissero più il latte per motivi politici, ci vorrebbero 3 anni per allevare mucche da latte. E nel frattempo che cosa facciamo?
Importiamo frutta e verdura dalla Cina e da alcuni paesi del Mediterraneo ma, gli addetti ai lavori e i produttori italiani, si lamentano perché per queste importazioni spesso non sono richiesti gli stessi controlli e le dovute certificazioni per la salute dei consumatori, come avviene per le produzioni italiane. Inoltre tolgono lavoro ai produttori locali. E poi ci si lamenta della disoccupazione.
Per non parlare del consumo di carburanti e produzione di CO2.
(http://www.dissapore.com/grande-notizia/cibi-che-inquinano-di-piu/)
In tempi di crisi economica, in particolare nei periodi di depressione economica, P.R. Sarkar afferma che i paesi che i paesi che dipendono dalle forniture estere e non sono autosufficienti, soffriranno di più.
L’AUTOSUFFICIENZA è una garanzia di stabilità economica e sopravvivenza della popolazione.
In questo modo sarà la società a beneficiarne, non le multinazionali. Ma meglio noi che loro.