Amazzonia
Come si forma la pioggia? Il ruolo fondamentale delle piante.
Il ruolo fondamentale delle piante.
Più hanno bisogno di acqua più emettono sostanze organiche volatili che fungono da semi per la produzione delle gocce di pioggia.
L’Amazzonia è “il polmone del mondo”, grazie al suo immenso potere di scambio di gas vitali tra la foresta e l’atmosfera. Abbiamo anche sentito dire che è la Cattedrale, il magazzino della biodiversità. Mentre molti ci credono, pochi lo conoscono.
Se andate in questa palude, resterete affascinati — gli animali si vedono a malapena. Gli Indiani dicono: “La foresta ha più occhi che foglie”. È vero e proverò a mostrarvi qualcosa.
Oggi voglio tentare un approccio diverso, un approccio ispirato da queste due iniziative, una armoniosa e una filosofica. Proverò a usare un approccio leggermente materialistico, che tenta anche di trasmettervi l’idea che,
in natura, ci sono sia filosofia sia armonia straordinarie. Non ci sarà musica nella presentazione, ma spero che voi tutti vediate la musica della realtà che sto per mostrarvi. Ora parlerò di fisiologia — non di polmoni ma di altre analogie con la fisiologia umana, soprattutto con il cuore. Cominceremo pensando che l’acqua è come il sangue.
La circolazione nel nostro corpo distribuisce sangue nuovo, che ci alimenta, ci nutre e ci supporta, e porta il sangue “usato” indietro per essere rinnovato.
Nell’Amazzonia, le cose succedono all’incirca nello stesso modo. Inizieremo parlando del potere di tutti questi processi. Questa è un’immagine, un clip, della pioggia in movimento.
La pioggia in tutto il mondo (Fig. 1). Cosa vedete? La regione equatoriale, generalmente, e l’Amazzonia in particolare, è estremamente importante per il clima mondiale. È un motore potentissimo. C’è una frenetica evaporazione. Se diamo un’occhiata a quest’altra immagine, che mostra il flusso di vapore acqueo, vedete l’aria asciutta in nero, l’aria umida in grigio e le nuvole in bianco.
Ciò che vedete è una straordinaria rinascita nell’Amazzonia. Quale fenomeno, se non è deserto, quale fenomeno fa sì che l’acqua sgorghi dal terreno fino all’atmosfera con una tale potenza da poter essere osservata dallo spazio? Che fenomeno è questo? Potrebbe essere un geyser. Un geyser è acqua sotterranea scaldata dal magma, che esplode nell’atmosfera e che trasferisce quest’acqua nell’atmosfera.
Non ci sono geyser nell’Amazzonia, che io sappia. Non ne conosco alcuno. Ma abbiamo qualcosa che gioca lo stesso ruolo con molta più eleganza: gli alberi, i nostri vecchi amici che, come i geyser, possono trasferire un’enorme quantità d’acqua dalla terra all’atmosfera.
Ci sono 600 miliardi di alberi nella foresta amazzonica, 600 miliardi di geyser. Questo avviene con una raffinatezza straordinaria. Non c’è bisogno del calore del magma. Per questo processo usano la luce solare.
Quindi, in una tipica giornata di sole in Amazzonia, un grande albero riesce a trasferire 1.000 litri d’acqua attraverso la traspirazione — 1.000 litri.
Se prendessimo tutta l’Amazzonia, un’area vastissima, e sommassimo tutta l’acqua rilasciata dalla traspirazione, che non è che il sudore della foresta, avremmo una quantità incredibile: 20 miliardi di tonnellate di acqua, in un giorno. Sapete quanta acqua trasporta il Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo sulla Terra, un quinto di tutta l’acqua dolce del mondo che lascia il continente e finisce nell’oceano? Scarica 17 miliardi di tonnellate di acqua al giorno nell’Oceano Atlantico.
Il fiume di vapore che parte dalla foresta e arriva nell’atmosfera è più grande del Rio delle Amazzoni. Solo per darvi un’idea: se prendessimo un bollitore gigante, quello che attacchiamo alla corrente per intenderci, e ci mettessimo 20 miliardi di tonnellate d’acqua, di quanta elettricità avreste bisogno per far evaporare quest’acqua?
Qualche idea? Un bollitore davvero grande. Un bollitore gigante, giusto? 50 mila dighe di Itaipu. Itaipu è tuttora la più grande centrale idroelettrica del mondo e il Brasile ne va molto fiero perché da sola fornisce oltre il 30 percento di energia consumata in Brasile.
E l’Amazzonia è qui, che fa tutto questo gratis. È una centrale vivace e estremamente potente che provvede ai servizi ambientali.
A proposito di questo, ora parleremo di ciò che chiamo il paradosso della sorte, una cosa curiosa. Se guardate la mappa del mondo — è facile vederlo — vedrete che ci sono foreste nella zona equatoriale, e i deserti sono presenti a 30 gradi di longitudine nord, 30 gradi di longitudine sud, allineati.
Guardate lì, nell’emisfero più a sud, l’Acatama; Namibia e Kalahari in Africa; il deserto australiano. Nell’emisfero più a nord, il Sahara, il Sonoran, ecc. C’è un’eccezione, ed è curioso: è il quadrilatero che va da Cuiabà a Buenos Aires, e da São Paulo alle Ande. Questo quadrato dovrebbe essere un deserto. È sulla linea dei deserti. Perché non lo è? Ecco perché lo chiamo il paradosso della sorte.
Cosa abbiamo in Sud America di diverso? Se usassimo l’analogia del sangue che circola nei nostri corpi, come l’acqua che circola nel paesaggio, vedremmo che i fiumi sono vene, prosciugano il paesaggio, prosciugano il tessuto della natura. Dove sono le arterie? Qualche ipotesi? Cosa ci vuole — come riesce l’acqua a irrigare i tessuti della natura e portare tutto il resto, via con i fiumi?
C’è un nuovo tipo di fiume, che ha origine nell’oceano blu, che fluisce attraverso l’oceano verde — non solo fluisce, ma è anche spinto dall’oceano verde — e poi cade sulla nostra terra. Tutta la nostra economia, quel quadrato, 70 percento del PIL del Sud America arriva da quell’area, dipende da questo fiume.
Un fiume invisibile su di noi. Stiamo galleggiando qui in questo hotel galleggiante, su uno dei più grandi fiumi del mondo, il Rio Negro. È un po’ arido e asciutto, ma stiamo galleggiando qui, e c’è un fiume invisibile sopra di noi.
Questo fiume ha un battito. Ecco, pulsa. Ecco anche perché parliamo del cuore. Ora potete vedere diverse stagioni. C’è una stagione piovosa. In Amazzonia, di solito abbiamo due stagioni, quella umida e quella ancora più umida.
Ora abbiamo una stagione secca. Potete vedere il fiume coprire quella regione che, oltretutto, dovrebbe essere un deserto. E non lo è.
Gli scienziati studiano come funziona e questi studi stanno generando una serie di scoperte, che sono assolutamente favolose, per aumentare la nostra consapevolezza sull’abbondanza, la complessità, e le meraviglie che abbiamo, la sinfonia che abbiamo in questo processo.
Una di queste è: come si forma la pioggia?
Sull’Amazzonia c’è aria pulita, così come c’è aria pulita sull’oceano. Sul mare c’è aria pulita e crea pochissime nuvole; non c’è quasi pioggia lì. La foresta ha la stessa aria pulita, ma crea moltissima pioggia.
Cosa succede di così diverso? La foresta emette odori, e questi odori sono nuclei di condensazione, che creano gocce nell’atmosfera. Quindi, si formano le nuvole e abbiamo pioggia torrenziale.
Lo spruzzatore del Giardino dell’Eden. Questa relazione tra una cosa vivente, ossia la foresta, con una cosa non vivente, ovvero l’atmosfera, è ingegnosa nell’Amazzonia, perché la foresta fornisce acqua e semi, e l’atmosfera forma la pioggia e restituisce l’acqua, garantendo la sopravvivenza della foresta.
Ci sono anche altri fattori. Abbiamo parlato un po’ del cuore, ed ora parliamo di un’altra funzione: il fegato.
Quando l’aria umida, l’alta umidità e le radiazioni si combinano con queste miscele organiche, che io chiamo Vitamina C esogena, abbondante Vitamina C in forma gassosa, le piante rilasciano antiossidanti che reagiscono con gli inquinanti. Potete essere certi che qui in Amazzonia state respirando l’aria più pura della terra, perché le piante sono attente a questa loro caratteristica. Questo favorisce il modo in cui le piante lavorano, ed è un altro ciclo ingegnoso.
Parlando di frattali e a come si relazionano con il nostro modo di lavorare, possiamo stabilire altre confronti. Come nelle vie aeree superiori dei nostri polmoni l’aria in Amazzonia viene ripulita dall’eccesso di polvere. La polvere nell’aria che respiriamo, viene pulita dalle nostre vie aeree. Questo evita che l’eccesso di polvere abbia effetti anche sulla pioggia.
Quando ci sono incendi in Amazzonia, il fumo ferma la pioggia, smette di piovere, la foresta si asciuga e prende fuoco. Questa è un’altra analogia frattale. Come le vene e le arterie, l’acqua piovana è un feedback. Ritorna nell’atmosfera. Come le ghiandole endocrine e gli ormoni, ci sono gas di cui vi ho parlato in precedenza, che vengono formati e rilasciati nell’atmosfera, come gli ormoni, e che aiutano a formare la pioggia.
Come il fegato e i reni, come ho sottolineato, puliscono l’aria. E finalmente come il cuore che pompa acqua da fuori, dall’oceano verso la foresta. La chiamiamo la pompa di umidità biotica, una nuova teoria spiegata in modo molto semplice. Se c’è un deserto nel continente con un oceano vicino, l’evaporazione è più elevata sul mare, e aspira l’aria da sopra il deserto. Il deserto è intrappolato in questa condizione. Sarà sempre asciutto.
Se avete la situazione opposta, una foresta, l’evaporazione, come abbiamo mostrato, è molto più alta a causa degli alberi, e questa relazione viene invertita. L’aria sopra il mare viene risucchiata e l’umidità viene importata.
Questa immagine satellitare è stata presa un mese fa — quella lì è Manhaus, noi siamo qui — e mostra questo processo. Non è un piccolo fiume che si muove in un canale. È un gigantesco fiume che irriga tutto il Sud America, tra le altre cose.
Questa immagine mostra quei percorsi, tutti gli uragani che sono stati registrati. Potete vedere che, nel quadrato rosso, ci sono raramente degli uragani. Questa pompa che aspira l’umidità nel continente velocizza anche l’aria sopra il mare, e ciò previene la formazione degli uragani.
Per concludere questa parte e tirare le somme, vorrei parlare di qualcosa di un po’ diverso.
Ho diversi colleghi che hanno lavorato allo sviluppo di queste teorie. Pensano, ed io come loro, che possiamo salvare il pianeta Terra. Non sto parlando solo dell’Amazzonia. L’Amazzonia ci insegna come ripristinare il modo in cui la natura lavora.
Prima non capivamo questi processi e il resto del mondo era confuso. Qui potremmo capirlo. Questi colleghi propongono che, sì, possiamo salvare le altre aree, deserti compresi.
Se potessimo impiantare foreste in quelle altre aree, potremmo invertire il clima, incluso il surriscaldamento globale. Ho una cara collega in India, che si chiama Suprabha Seshan, che ha un motto. Il suo motto è, “Rinverdiamo la biosfera”, “Reajardinando a biosfera” in Portoghese. Lei sta facendo un gran lavoro ricostruendo gli ecosistemi. Dobbiamo farlo anche noi.
Chiudendo questa veloce introduzione, vediamo la realtà che c’è qui fuori, ossia la siccità, il cambiamento climatico, cose che già sappiamo. Vorrei raccontarvi una breve storia.
Una volta, circa quattro anni fa, ho partecipato alla recitazione di un testo di Davi Kopenawa, un saggio rappresentante del popolo Yanomami, che disse più o meno così: “L’uomo bianco non sa che se distrugge la foresta, non ci sarà più pioggia? E che, se non c’è più pioggia, non avrà più nulla da bere e nemmeno da mangiare?”
Lo ascoltai con le lacrime agli occhi e pensai: “Oddio! Ho studiato questo fenomeno per 20 anni, con un supercomputer, dozzine, migliaia di scienziati, e stiamo arrivando ad una conclusione che lui già conosce!” Ma attenzione: gli Yanomami non hanno mai subito la deforestazione. Come possono sapere che la pioggia potrebbe finire? Questo mi è entrato in testa e ne sono stato completamente influenzato. Come faceva a saperlo?
Diversi mesi dopo l’ho incontrato in un altro evento e gli ho detto: “Davi, come sai che se la foresta venisse distrutta, non avremmo più pioggia?”. Mi ha risposto: “Lo spirito della foresta ce l’ha detto”.
Per me è stato un game changer, un cambiamento radicale. Perché tutta questa scienza per arrivare a una conclusione che lui già conosce?” Quindi, qualcosa di assolutamente fondamentale mi ha colto, ossia “Quello che gli occhi non vedono, il cuore non sente“. Lontano dalla vista, lontano dal cuore.
… Se non vediamo, non recepiamo l’informazione. Viviamo nell’ignoranza. … L’universo è meraviglioso, ma abbiamo una realtà concreta, ossia che viviamo in un cosmo sconosciuto di cui siamo ignoranti.
Stiamo calpestando questo meraviglioso cosmo che ci dà riparo e ci ospita.
Quindi, giriamo l’Hubble verso di noi, e guardiamo la Terra. Cominciamo dall’Amazzonia! Tuffiamoci, addentriamoci nella realtà in cui noi tutti viviamo quotidianamente, e osserviamola con attenzione, questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Davi Kopenawa non ne ha bisogno. Ha già qualcosa che penso a me manchi.
Potete immaginare perché lo chiamano l’Inferno verde. È un tappeto vivente. Ogni colore che vedete è un tipo di albero. Ogni albero, ogni cima di albero, ospita fino a 10.000 specie di insetti, tralasciando le milioni di specie di funghi, batteri, ecc… Tutto invisibile. Tutto questo è per noi un cosmo sconosciuto come i miliardi di galassie anni luce lontane dalla Terra, che l’Hubble porta sui nostri quotidiani ogni giorno.
… Immaginate cosa c’è fuori nella foresta Amazzonica: 100 trilioni di cellule. Questo numero supera quello delle stelle nel cielo. E non ne siamo consapevoli.
Tradotto da: Stefano Porro
Revisione: Anna Cristiana Minoli
Antonio Donato Nobre
Scienziato, l’Istituto Nazionale Brasiliano per la ricerca spaziale (INPE) e ricercatore senior presso l’Istituto nazionale di ricerca amazzonica (INPA), studia il suolo, l’idrologia e la biochimica dell’Amazzonia, per conoscere meglio i sistemi complessi e interconnessi di questa meraviglia geografica.