LATTE: esempio di calcolo del Costo di Produzione e Prezzo Sostenibile
Tarcisio Bonotto – IRP 04/08/2024
Le manifestazioni degli agricoltori in protesta per tre richieste fondamentali: prezzi equi, conseguente Moratoria sui Debiti derivati da prezzi troppo bassi, Concorrenza Sleale per i prodotti esteri che inondano il mercato italiano, (punti per i quali esistono già delle direttive europee), hanno interessato anche i produttori di latte.
Ho incontrato circa 250 allevatori durante le assemblee del COPAGRI, l’unico sindacato che si è occupato della difesa dei produttori di latte dalle richieste di multe milionarie per aver superato la QUOTA produttiva imposta e non corretta. Ciascuno di loro dichiarava di essere in perdita con il bilancio della propria azienda. C’è stato solo un momento in cui il latte veniva pagato 60 centesimi che si è tirato un sospiro di sollievo: non utili ma pareggio di bilancio!
La domanda era: come facevano a sopravvivere? Ebbene dal 1984 ad oggi hanno chiuso circa 140.000 stalle in Italia, e ci sono stati 14 suicidi, gran parte dovuti ai debiti accumulati con nessuna prospettiva di ripianarli a causa del tetto troppo basso della Quota LATTE riservata all’Italia e del prezzo del latte da sopravvivenza.
Abbiamo analizzato il motivo di una tale condizione. Il calcolo dei Costi di Produzione di quasi tutti i prodotti agricoli, per regione, è realizzato da ISMEA, (Istituto per i Servizi al Mercato Alimentare). Si è evidenziato che nel computo del prezzo finale di 1 litro di latte, ISMEA non sono calcolati tutti i costi aziendali, come da bilancio depositato. In un sistema industriale non c’è costo che non venga considerato nel calcolo del prezzo del prodotto finale.
Per non avere storture nel mercato e nel sistema economico anche l’AGRICOLTURA DEVE AVERE LO STESSO STATUS dell’INDUSTRIA! Vediamo il bilancio di una azienda di allevamento, con 210 vacche da latte.
Da notare:
Il tetto massimo di produzione (Quota Latte) di latte per l’Italia è stato imposto dalla UE, sulla base delle statistiche non aggiornate dell’ISTAT, sulla produzione del latte in Italia, e non sul censimento della produzione reale, Come sembra sia avvenuto per gli altri paesi aderenti al regime Quote Latte. Questa tabella mostra una situazione impietosa.
Da notare:
- Litri di latte prodotti nel 2023: 2.661.611,00
- Il prezzo del latte è a 0,529€, come da tabella della Borsa Merci di Verona, perché indicato per prodotti DOP.
- Il prezzo degli alimenti animali, dal 2022 al 2023, è aumentato del 33%, mentre il prezzo del latte è aumentato solo di 1,5 centesimi/litro
- Sono stati inclusi tutti i costi di produzione, (vedi tabella successiva) anche quelli non ammessi dall’Allegato 7, Gazzetta Ufficiale N. 85.
Da notare:
- Sono stati inclusi tutti i costi di produzione, (vedi tabella precedente), in particolare stipendi dei titolari, Rischi Climatici, Patologie e fauna selvatica
- Si arriva ad un costo di produzione di 0,580€, con una perdita per litro di 5 centesimi!
Novità: Sembra vi sia una regola in agricoltura che tutti i PROVENTI derivati da vendita ad esempio di letame, liquami, e le sovvenzioni debbano essere sottratti dai COSTIdi PRODUZIONE. Per cui abbiamo la tabella seguente.
Da notare:
- Sottraendo i proventi dai costi si ritorna al costo di 0,530€. Il guadagno per l’allevatore è di 1 millesimo di € al litro!
- Se applicassimo l’Utile Razionale del 15% al costo di produzione avremmo un gettito di 215.463,00€. Con queste entrate l’azienda riesce ad ammodernarsi e a far fronte a tutte le spese per la riduzione dell’inquinamento, salvaguardia dell’ambiente e la salute degli animali. Senza questo utile nulla di tutto ciò sarebbe possibile.
Questo utile aziendale supera di gran lunga le sovvenzioni (PAC, Sabatini, Avepa, etc.) che ammontano nel 2023 a 98.377,33€ . - Motivo per cui gli agricoltori e allevatori chiedono di vivere con il loro guadagno e senza sovvenzioni!
- L’aumento sostenibile del prezzo del latte sarebbe solo di 8 centesimi/litro!
Domande:
- Chi dovrebbe pagare l’aumento di 8 centesimi del prezzo del latte alla stalla?
- Gli agricoltori possono fare utili?
Risposte:
- 8 centesimi non sono nulla rispetto ai ricavi degli altri attori della filiera: trasformatori e commercianti. Potrebbero essere assorbiti dalla filiera oppure, se ciò non è possibile con l’aumento minimale del prezzo di 1 litro di latte, spiegando ai consumatori che con 8 centesimi possiamo salvare l’allevamento italiano!
- Parliamo di non arricchirsi, ma di un utile razionale, necessario per l’aggiornamento dell’azienda, per le spese di adeguamento alle normative, oggi impossibile a causa del mancato utile aziendale, anzi del continuo passivo.
Calcoliamo senza le sovvenzioni pubbliche
Da notare:
- Se calcoliamo i costi di produzione senza il contributo pubblico, troviamo che il Costo di Produzione aumenta a 0,568€
- Ad esempio solo con il 10% di ricarico razionale il prezzo sostenibile di vendita diventa: 0,625€
- Utile aziendale: 256.168€, a cui vanno aggiunti anche i proventi per la vendita di letame e liquami di 30.566,36€, per un totale di utile aziendale di 286.734,36€
Conclusioni
- Calcolare i costi di produzione da bilancio aziendale.
- Modifica della legislazione relativa alla composizione del costo di Produzione.
- Stabilire il prezzo sostenibile, addizionando al costo di produzione un utile razionale del 15% o 10% in caso di necessità.
- Non sovvenzionare la produzione, ma se necessario temporaneamente il consumo, poiché vi sono ancora 11 milioni di cittadini italiani che vivono sotto la linea di povertà.
- Il Governo è responsabile della ricchezza o della povertà dei propri cittadini, è in suo potere porre le basi per un’economia autosufficiente al massimo grado e la protezione dell’economia locale da speculazioni o concorrenza sleale, anche al di là delle pressioni di mercato.
L’aumento richiesto dal Prezzo sostenibile sia per il latte sia per i prodotti cerealicoli in generale è di soli 8-10 centesimi al litro e chilogrammo rispettivamente. Per i cereali sono solo 10€ al quintale.
E come dice il mio amico Andrea Marsili,
con soli 10 centesimi in più sul prezzo alla stalla o al campo
salviamo il settore primario!