Green Deal europeo: i conti non tornano
Il Patto verde europeo (o Green Deal europeo) è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
Nell’ambito dell’iniziativa Green Deal europeo, il 17 settembre 2020 la Commissione europea ha presentato il piano per ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Nel 2021 la Commissione europea ha presentato il pacchetto per la neutralità climatica “Pronti per il 55%” composto da dodici direttive e regolamenti volti a ridurre le emissioni di carbonio dell’Unione europea di almeno il 55% entro il 2030, un obiettivo essenziale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Questo “pacchetto è composto di dodici direttive e regolamenti. Tra questi ci sono le “norme sulle emissioni di CO₂ per autovetture e furgoni”, che stabiliscono un nuovo obiettivo del 100% per il 2035; in pratica, a partire dal 2035 non sarà più possibile immettere sul mercato dell’Unione europea autovetture o furgoni con motore a combustione interna.
Possiamo allora porci alcune domande:
- Siamo sicuri che le misure da adottare saranno sufficienti ed adeguate?
- Quanto ci costerebbe?
- Ne vale la pena?
Per rispondere abbiamo fatto alcuni “conti della serva” sui dati che siamo riusciti a scovare:
Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change = Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) l’Europa contribuisce tra il 6% ed il 7% alle emissioni globali.
Di questo il 23% è dovuto ai trasporti (tutti).
Allora il 23% del 7% (caso peggiore) è l’1,38% delle emissioni globali.
Se poi consideriamo che il contributo di autovetture e furgoni nel trasporto totale costituisce circa il 70% di tutte le emissioni per trasporti, il 70% dell’1,38 è circa lo 0,97 %. In sintesi, se attueremo le politiche della UE sulle emissioni, alla fine avremo diminuito dello 0,97% le emissioni mondiali, che però nel frattempo sono aumentate nel 2023 dell’1,1% rispetto al 2022 grazie ai paesi emergenti e agli USA, più di quanto l’UE pensa di abbassarle in 10 anni, entro il 2035.
... alla fine avremo diminuito dello 0,97% le emissioni mondiali!
Come non rimanere perplessi davanti a questi numeri? Contando anche il fatto che dovremo rinnovare tutto il parco macchine europeo, con un costo notevole, al quale va aggiunto il costo e lo sforzo di aumentare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per poter sostituire quella da combustibili fossili. Il gioco vale la candela?
Andiamo a vedere il costo di questo almeno per l’Italia. Su questo argomento è uscito lo studio Net Zero E-conomy 2050, realizzato da Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel, che arriva alla conclusione che, alla velocità attuale, l’Italia realizzerebbe i propri target nel 2109, la Spagna addirittura nel 2154.
E quanto costerebbe questa operazione, ammesso che si parta e la si attui? Sempre lo studio citato arriva a cifre decisamente imponenti: gli investimenti dovrebbero essere di 3.899 miliardi di euro in Italia e 2.761 in Spagna.
Ma vediamo la cosa anche da un altro punto di vista: ammesso di trasformare tutto il parco auto e furgoni in non-termico, e finora sembra essere possibile solo con l’elettrico o l’idrogeno (che in ogni caso si basa sull’energia elettrica per ottenere idrogeno mediante elettrolisi), quanta energia elettrica dovremmo produrre in più?
Le automobili circolanti in Italia sono circa 41 milioni. Di questi circa 1.750.000 sono elettriche.
Entro il 2035 dovrebbero essere convertite ad elettrico circa 39 milioni di automobili. Quindi nei prossimi 10 anni i cittadini italiani dovrebbero spendere complessivamente (calcolando un prezzo medio di 25.000€ a vettura) 975 miliardi di €.
Ma non basta. Si dovrebbe anche produrre con le rinnovabili tutta l’energia necessaria per alimentare questo parco di auto elettriche e costruire una rete nazionale di colonnine di ricarica. Ecco un po’ di semplici conti:
Nota: per l’energia si usano diverse unità di misura: Kwh (kilowattora e multipli) per l’energia elettrica e Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) per le altre energie. Un Tep equivale a 5300 Kwh, quindi in seguito abbiamo convertito tutto in Kwh e multipli, per poter fare il confronto.
In Italia il consumo totale di energia prodotta da qualunque fonte è stato di 114,6 Tep (nel 2021) = 607,38 Twh (Tera wattora, 1 Twh= 1 miliardo di Kwh). Di questi il 32% = 196 Twh è stato consumato dai trasporti.
Di questi 196 TWh il 70% = 137,2 TWh è usato dai trasporti urbani (automobili e furgoni).
L’ energia elettrica prodotta in Italia nel 2023 è stata di 283,9 TWh (Tera Wattora, 1 Tera watt= 1 miliardo di kilowattora), il resto è stato importato, in parte dalla Francia (prodotta da centrali nucleari).
Da quanto detto, entro il 2035 cioè entro 10 anni dovremmo produrre 137,2 TWh, oltre il 48% di energia elettrica in più. Come? Centrali nucleari? Fotovoltaico? Biocombustibili?
La Commissione europea non ce lo dice. Intanto le basta comminare multe alle case automobilistiche (già in profonda crisi) se non rispettano i parametri (entro il 2025 le auto prodotte dovranno avere un consumo per km ridotto del 19%, e del 55% entro il 2030, questo facendo la media sulle auto prodotte, elettriche e termiche).
Alcune case hanno trovato un escamotage suicida per sfuggire a questo. Dato che le percentuali sono calcolate sulla media di tutta la produzione, e dato che l’elettrico va poco, basta ridurre la produzione di auto termiche e si rientra nei parametri.
Intanto Cina e USA stanno avendo in mano gran parte della produzione di auto elettriche e delle batterie necessarie. Mentre l’Europa sta a guardare…
Una soluzione si dovrebbe trovare, vediamo cosa si potrebbe fare secondo Prout.
- Incentivare in maniera appropriata sia la conversione delle fabbriche di automobili esistenti, sia la costruzione di nuove. Favorire la ricerca anche sui motori termici tradizionali. Da quando è stato inventato, il motore termico praticamente è rimasto lo stesso, con lievi miglioramenti. Si dovrebbe anche fare ricerca su batterie di nuova concezione che utilizzino i materiali presenti nel territorio europeo.
- Tassare gli extra profitti delle aziende energetiche e con i proventi finanziare la ricerca sulla produzione di energia a basso impatto ambientale.
- Questo ed altro per rendere l’Europa autosufficiente almeno in questo settore.