Le cause della disoccupazione – Ravi Batra
Qual è la maggior fonte di offerta? La produttività. Qual è la principale fonte di domanda? I salari. Se, attraverso l’educazione o l’uso di migliori tecnologie, diventate più efficienti, produrrete o offrirete più beni. Se il vostro salario aumenta, allora voi consumerete o chiederete più beni. Perché l’economia sia in salute e sia libera da disoccupazione, l’offerta deve uguagliare la domanda:
OFFERTA = DOMANDA
questa è una semplice equazione, che però ci aiuterà a capire le ragioni per cui si ha la disoccupazione. Se l’offerta e la domanda non sono uguali, allora, come un aeroplano con ali molto diverse, l’economia a un certo momento si schianterà.
Una nuova teoria in Macroeconomia
cosa causa veramente la disoccupazione?
Il Prof. Ravi Batra parla così della crisi economica americana:
Secondo le statistiche nel 2013 la povertà americana e’ stata la peggiore in 50 anni. Come può succedere questo, quando i profitti delle multinazionali e la borsa stavano fiorendo e il l governo stava facendo il meglio dall’inizio della recessione per sradicare la povertà? Sia l’amministrazione che la Federal Reserve hanno speso trilioni di dollari per trattare la malattia, ma con poco successo.
Come entrammo nel 2014, i rapporti sulla povertà divennero ancora più tristi, dato che il record dei passati cinquant’anni viene battuto. Questo è ciò che accade quando la disoccupazione persiste nonostante si dichiari che la recessione è passata. Per eliminare la povertà, dobbiamo eliminare la disoccupazione, e questo ci porta ad esaminarne la causa. Questo ci porta anche a pensare alle ragioni per cui si ha una recessione.
Molti pensano che solamente le industrie creino posti di lavoro, ma ciò è vero solo in parte. In realtà, la creazione di posti di lavoro avviene per effetto dell’azione combinata di industrie e di consumatori. Le industrie da sole provvedono ai mezzi per fare dei prodotti e assumono lavoratori, ma se i loro prodotti rimangono invenduti e perdono denaro, licenziano i lavoratori. Per iniziare un’attività sono necessari sia il lavoro che il capitale. Inoltre, grossa parte della domanda, per beni e servizi, viene dai lavoratori. Ciò significa che le industrie offrono dei beni e i lavoratori ne acquistano la maggior parte. Sono sicuro che tutti avete sentito parlare della legge della domanda e dell’offerta, anche se non avete mai studiato economia. L’offerta e la domanda sono come le due ali di un aeroplano: devono essere ugualmente forti e pesanti, altrimenti l’aereo si schianterà. Allo stesso modo, offerta e domanda devono essere in equilibrio per conservare i posti di lavoro.
Qual è la maggior fonte di offerta? La produttività. Qual è la principale fonte di domanda? I salari.
Se, attraverso l’educazione o l’uso di migliori tecnologie, diventate più efficienti, produrrete o offrirete più beni. Se il vostro salario aumenta, allora voi consumerete o chiederete più beni. Perché l’economia sia in salute e sia libera da disoccupazione, l’offerta deve uguagliare la domanda:
OFFERTA = DOMANDA
questa è una semplice equazione, che però ci aiuterà a capire le ragioni per cui si ha la disoccupazione. Se l’offerta e la domanda non sono uguali, allora, come un aeroplano con ali molto diverse, l’economia a un certo momento si schianterà.
Per chiarire i termini:
offerta significa il valore di tutti i beni prodotti in una economia,
domanda significa tutto ciò che viene speso dai consumatori e investitori su beni prodotti in una certa nazione.
Accade poi che, a causa di investimenti e nuove tecnologie, la produttività e quindi l’offerta cresca di anno in anno. Questo significa che i salari, e quindi la domanda, devono anche crescere di anno in anno, e nella stessa proporzione. Altrimenti lo squilibrio che ne risulta creerà problemi inaspettati. Se i salari reali restano indietro rispetto alla crescita di produttività, l’offerta supererà la domanda, provocando una sovrapproduzione. Le industrie non potranno vendere tutto quello che producono nelle loro fabbriche e si avranno licenziamenti. Perciò la sola causa di disoccupazione, in una economia sviluppata, è l’aumento del divario tra quello che voi producete e quello che il vostro datore di lavoro vi paga. Nelle economie in via di sviluppo, la mancanza di lavoro si ha a causa di una offerta insufficiente; in poche parole non ci sono abbastanza fabbriche per dare lavoro a chi lo cerca.
Invece, in una economia sviluppata ci sono molte fabbriche, ma alcune di esse rimangono inattive a causa di una domanda inadeguata che è conseguenza di salari bloccati.
La domanda che ci poniamo ora è: chi sbaglia quando in una economia si ha disoccupazione? Alcuni luminari, credeteci o no, pensano che la disoccupazione sia volontaria. In passato questi vennero chiamati gli economisti classici. Oggi sono conosciuti come economisti neo-classici. Dal loro punto di vista nessuno viene licenziato, i lavoratori semplicemente lasciano il lavoro per godersi il far nulla. Questo non è solo assurdo è palesemente illogico e falso. La disoccupazione c’e’ solo se il vostro capo non vi paga abbastanza da equilibrare la vostra produttività dovuta a duro lavoro, educazione e abilità, così a livello nazionale la domanda è minore dell’offerta. Quando la produzione totale dei lavoratori eccede la spesa totale di quei lavoratori a causa di bassi salari, allora ci sarà sovrapproduzione e quindi licenziamenti nell’economia.
Se voi siete lavoratori onesti e diligenti e nonostante questo venite licenziati, allora questo è un errore del datore di lavoro non il vostro. Se state facendo il vostro lavoro di essere produttivi da un lato e dall’altro create domanda con il vostro salario, allora non c’è ragione perché voi siate licenziati. Se le vostre spese diminuiscono oppure non crescono abbastanza, è perché il vostro capo non vi ha dato un aumento o addirittura ha tagliato il vostro salario.
A livello macro economico una spesa insufficiente significa che dei lavoratori come voi hanno prodotto così tanto per le loro aziende che l’offerta eccede la domanda, così alcune persone devono essere lasciate a casa per eccesso di produzione. Dov’è in tutto questo lo sbaglio del lavoratore? È l’ingordigia dei datori di lavoro, e niente altro, che genera disoccupazione.
Gli economisti neoclassici danno la colpa della disoccupazione ai lavoratori, che secondo loro lasciano il lavoro quando i salari si abbassano, o scelgono di divertirsi e spassarsela piuttosto che lavorare in condizioni disagiate. Uno dei maggiori oppositori di questa idea è un premio Nobel, professor Robert Lukas. Nonostante questa idea possa sembrare assurda, gli esperti neoclassici l’hanno difesa per più di 200 anni.
Invece, come abbiamo detto prima, è l’ingordigia del datore di lavoro che genera estesa disoccupazione. Questa teoria deriva semplicemente dai concetti di domanda e offerta, e anche i non addetti ai lavori possono capire che una sovrapproduzione deve condurre a licenziamenti.
La disoccupazione crea problemi non solo a chi è senza lavoro ma anche agli amministratori che sono stati eletti, perché chi è disoccupato ha pur sempre il diritto di votare. I politici cercano di essere rieletti rendendo felici i loro elettori. Ad essi non piace la disoccupazione meno di quanto piaccia a me, il che significa che devono trovare metodi creativi per innalzare la spesa nazionale o la domanda al livello dell’offerta. In questo hanno due scelte: o scelgono di alzare i salari reali finché sono proporzionati al livello della produttività – cosa etica e giusta – oppure possono scegliere di adottare misure per indurre la gente a fare più debiti, in modo che i consumatori spendano di più, non attraverso un aumento salariale, ma un aumento dei prestiti. In questo modo le politiche ufficiali alzano la domanda al livello dell’offerta generando una spesa artificiale.
Indurre il pubblico a indebitarsi per essere rieletti, è pura corruzione, io penso. Questa corruzione c’è perché i politici, che cercano sempre finanziatori per la loro campagna elettorale, non vogliono toccare gli interessi degli industriali che amano i bassi salari.
Con gli stipendi che rimangono indietro rispetto alla produttività dal 1981, alcuni esperti incaricati dagli amministratori eletti hanno applicato quella che si chiama politica monetaria, che induce la gente a fare debiti sempre più grandi. Ciò elimina la disoccupazione dato che la spesa aumenta al livello dell’offerta, perché ora:
OFFERTA = DOMANDA + DEBITI DEI CONSUMATORI
con questa politica monetaria, la Federal Reserve stampa più moneta per abbassare gli interessi, cosa che poi spinge le persone a chiedere più prestiti, generando nuovo debito. L’interesse è il costo del denaro, e quando l’offerta di qualcosa cresce il suo prezzo cala. Perciò quando la Federal Reserve aumenta l’offerta di denaro, il costo del credito diminuisce. Però la distanza salario-produttività è cresciuta così rapidamente che il governo ha dovuto aumentare le sue spese e il suo debito costantemente, in modo che la spesa totale bilanci l’offerta di beni. In questo caso:
OFFERTA = DOMANDA + DEBITI DEI CONSUMATORI + DEFICIT DEL GOVERNO
questo fatto di aumentare il debito del governo in modo da posporre il problema della disoccupazione si chiama politica fiscale espansionista.
Adesso capite perché la nostra nazione è annegata nel debito. Molti governi con le loro leggi hanno frequentemente usato la creazione di debito per essere rieletti, cercando però di dare l’impressione che stavano facendo qualcosa a favore dei lavoratori, preservando loro i posti di lavoro. In realtà questi politici stavano preservando i loro posti di lavoro e, in questo modo, arricchendo ulteriormente chi era già ricco, come vedremo nella successiva analisi.
Finora ho dato una semplice idea della ragione per cui vengono persi posti di lavoro. Ora vedremo qualche esempio numerico che illustrerà i punti di cui sopra. Anche se questi dati si riferiscono all’economia statunitense, il loro andamento è pur sempre simile in ogni nazione, secondo la teoria che stiamo illustrando.
Ci sono due teorie popolari riguardo alla disoccupazione–quella classica e quella Keynesiana. Ambedue si sono dimostrate inadeguate, altrimenti i loro proponenti avrebbero fermato la disoccupazione da molto tempo.
- La teoria classica dice che la perdita di posti di lavoro avviene se i salari reali sono troppo alti, cosicché, se il livello dei salari si abbassa, il problema verrà risolto.
- Per contrasto l’economia keynesiana attribuisce il problema alla domanda che è minore dell’offerta, e ciò ha senso ma John Maynard Keynes, il fondatore di questa scuola di pensiero, non ci disse qual è la ragione che tiene la domanda bassa per molto tempo.
Facciamo ora un esempio: supponiamo che la Fiat costruisca 20 automobili e le metta in vendita. Se ne vende solo 15, allora la Fiat rimane con cinque macchine invendute, e quindi dovrà licenziare degli operai. In altre parole, se un’industria non può vendere tutto il suo prodotto, deve licenziare dei lavoratori e produrre solo fino al livello della domanda relativa al suo prodotto.
Estendiamo ora questo esempio alla macro economia. Come detto prima, se l’offerta eccede la domanda, ne conseguono dei licenziamenti.
Offerta macro significa il valore dei beni e dei servizi prodotti da una nazione nel suo complesso, e macro domanda significa il livello di spesa dei consumatori e investitori in quei prodotti. Ambedue questi fattori sono misurati in una valuta, dollari o euro o altro. Per ora ignoriamo il ruolo del governo nel generare della domanda attraverso la spesa e la tassazione. Abbiamo visto che:
OFFERTA = DOMANDA
dove l’offerta è semplicemente il Pil, cioè il valore del prodotto di una nazione in un anno, mentre la domanda ha due componenti. Una è il denaro speso dai consumatori, che proviene dalle loro entrate, l’altra è l’investimento, cioè il denaro speso dalle compagnie e dalle persone per ciò che si conosce come beni di investimento, macchinari e immobili.
Perciò
domanda = spesa dei consumatori + investimenti
supponiamo che per ora non ci sia nessun prestito di alcun genere. Supponiamo che l’offerta ai prezzi correnti sia € 1000, la domanda dei consumatori sia € 800 e gli investimenti € 200. Allora:
domanda = € 800 più € 200 = € 1000 = offerta
qui abbiamo un’economia in equilibrio, in cui l’offerta è uguale alla domanda, così non ci sono licenziamenti. Supponiamo ora che i salari diminuiscano secondo le prescrizioni della teoria classica. Allora la spesa dei consumatori scenderà, perché il vostro salario è la maggior componente della vostra spesa. Supponiamo che la spesa diminuisca di € 200, così adesso:
domanda = € 600+ € 200= € 800 < Offerta = € 1000
poiché l’offerta eccede la domanda, allora ci saranno licenziamenti; così vedete che la teoria classica è totalmente falsa. Invece di risolvere i problemi, questo approccio li peggiora. In realtà poi, pure l’investimento diminuirà a causa di una diminuzione della spesa dei consumatori e si avranno ulteriori licenziamenti.
Cosa dire ora sul punto di vista Keyensiano? Esso è certamente valido, ma non dice perché la domanda può rimanere scarsa per lungo tempo, come durante la grande depressione e ancora oggi dal 2007.
Definiamo ora il concetto di gap (divario) salario-produttività, o più semplicemente gap salariale:
gap salariale = produttività / salario reale
in questa formula il salario reale è il potere di acquisto del salario di un lavoratore, e la produttività è quanto produce il lavoratore. Se questa produttività aumenta più in fretta del salario reale, il gap salariale aumenta. Abbiamo esplorato il caso classico, nel quale il salario reale diminuisce e aumenta questo gap salariale. Esaminiamo ora l’altro caso dove solo la produttività aumenta, per esempio del 10%, l’offerta allora aumenterà del 10% ai prezzi correnti. Ora l’offerta è € 1100. Se i salari restano costanti, anche la spesa dei consumatori e la domanda rimarrà costante. Ricordiamo che inizialmente l’economia era in equilibrio, con la domanda di € 1000. Dopo l’aumento di produttività, si avrà:
offerta = € 1100 > domanda = € 1000
di nuovo avremo licenziamenti a causa di sovrapproduzione. Ora diventa chiara la vera causa della disoccupazione: Ogni qual volta il divario salariale aumenta, diventano inevitabili i licenziamenti. Ciò perché la produttività è la maggior fonte di offerta e i salari sono la maggior fonte di domanda, e se i salari restano indietro rispetto alla produttività, allora la domanda rimane indietro rispetto all’offerta, e alcuni lavoratori vanno in sovrannumero.
Questa teoria non dipende da ciò che succede ai prezzi, che in qualche modo diminuiscono mentre l’offerta cresce e il valore dei beni prodotti cresce di meno del 10%. Qualcuno può obiettare che la diminuzione dei prezzi dovrebbe alzare la domanda al livello dell’offerta. Però, con i salari fermi, l’offerta continuerà ad eccedere la domanda, culminando in licenziamenti. Se i prezzi dovessero cadere in maniera sostanziale, allora ci sarebbe disoccupazione su larga scala, come avvenne durante la grande depressione, per la ragione che una caduta dei prezzi decima i profitti e causa una diffusa perdita di posti di lavoro.
– Possiamo ancora osservare che i prezzi possono anche non cadere per niente se il pubblico e il privato, con i prestiti, alzano la domanda al livello della maggior offerta -.
L’idea appena espressa spiega la ragione per cui la domanda può essere insufficiente rispetto all’offerta per lungo tempo. Se la produttività continua ad aumentare e i salari rimangono stagnanti per lungo tempo, com’è stato nel 2007, allora l’offerta rimarrà più alta della domanda, cosicché ci sarà o il persistere dei licenziamenti o pochi nuovi posti di lavoro. Finché il gap salariale non si chiude, finché non si ritorna ai livelli precedenti la recessione, la disoccupazione non se ne andrà.
La teoria del gap salariale presentata qui spiega molti dei fenomeni osservati nell’economia americana (ma anche di altre nazioni) dal 1980. Come spiegato sopra, l’aumento del gap salariale fa anche salire il deficit corrente, specialmente in una democrazia dove ogni due o quattro anni vi sono elezioni. Nessun politico desidera confrontarsi con un elettorato travolto da una disoccupazione galoppante. Così mentre il gap salariale cresce e cominciano i licenziamenti, i politici devono fare una scelta dolorosa: o seguono una politica che aumenta il salari e quindi diminuisce il divario salariale, o scontentano i loro elettori e perdono le loro poltrone.
Possiamo anche calcolare quale livello di deficit di bilancio serve per evitare i licenziamenti. Se l’offerta = € 1100 e la domanda è di € 1000, allora ci sono beni invenduti per € 100. Se nessun consumatore prende a prestito il denaro, allora il deficit di bilancio deve essere uguale al valore dei beni invenduti, cioè € 100, per ridurre il divario tra domanda e offerta. D’altra parte, se il deficit di bilancio non può aumentare fino a quel livello, allora sono necessari anche i prestiti ai consumatori in modo da preservare l’equilibrio economico. Cioè ora:
valore dei beni invenduti = deficit di budget + prestiti ai consumatori
a questo punto dobbiamo riformulare la nostra teoria:
quando il divario salariale aumenta, o si hanno licenziamenti oppure il debito deve aumentare o dalla parte dei consumatori e/o da quella del governo per conservare i posti di lavoro.
Se la produttività continua ad aumentare e il salari rimangono fermi per molti anni, allora il debito dei consumatori e del governo deve aumentare di anno in anno per conservare i posti di lavoro. Questo è successo nel 1980 negli Stati Uniti, quando le politiche del governo hanno stimolato la produttività da una parte e condotto a salari bassi dall’altra.
Altri temi dell’articolo, li trovate nell’articolo completo che potete scaricare più sotto:
Concentrazione della ricchezza
Bolle speculative e Gap-Salariale
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